Da qualche tempo siamo impegnati, come Avanzi e Make a Cube3 , in una riflessione che tiene assieme temi quali innovazione sociale, imprenditoria a finalità sociale e startup ad ad alto valore ambientale e sociale. Dopo aver formulato alcune proposte di policy all'attenzione della task force governativa sulle startup innovative, abbiamo deciso di fare un passo in avanti e provare a scendere più nel dettaglio.

Per questo motivo abbiamo quindi organizzato, lo scorso 5 giugno, all'interno della prima settimana dedicata al Sustainable and Responsible Investing (promossa dal Forum per la Finanza Sostenibile), un expert workshop per capire come rendere più fruttuosa la relazione tra il capitale di rischio e questa specifica tipologia di startup.

Qui di seguito potete scaricare il documento che abbiamo prodotto a valle di questa intensa mattinata di confronto, tenendo in considerazione le opinioni e le proposte di tutti coloro che hanno voluto arricchire le nostre proposte (a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti).

Terremo questo documento aperto a commenti fino al prossimo 30 giugno. Vi invitiamo quindi a contribuire a questa eleborazione collettiva sia  scrivendoci una mail che lasciando un commento a questo post.

Grazie!

Per chi non potesse scaricare l'intero documento, pubblichiamo qui di seguito un estratto del documento, contenente le 6 proposte chiave,  rivolte principalmente a policy maker, al Legislatore e al Regolatore (Parlamento, Ministeri, Regioni, Authority, etc?)

1. Convogliare maggiori risorse. Fondazioni bancarie, grandi imprese, banche e High net worth individuals potrebbero investire in social business. Le barriere, ad oggi, riguardano sia elementi soft (scarsa riconoscibilità delle start up AS, scarse capacità imprenditoriali degli start upper, ?), che elementi hard (profilo rischio rendimento, scalabilità, costi di transazione, ?.). Per indirizzare queste risorse verso il social business, potrebbero essere attivate diverse strategie. Gli elementi citati di seguito sicuramente possono creare un ecosistema favorevole; in maniera più diretta, è possibile intervenire attraverso:
  
La creazione di fondi di fondi e di altri strumenti, come i fondi di garanzia, che mitighino il rischio per singoli investitori;
   
Il recupero di risorse pubbliche risparmiate grazie allo sviluppo di social business (per minori esternalità negative o maggiori esternalità positive). Il sistema inglese dei social impact bond è una possibile applicazione di questo principio;
   
Lo sviluppo del crowdfunding. Il crowdfunding potrebbe aiutare a finanziare imprese in una fase early stage. Per le start up AS, il crowdfunding potrebbe rappresentare un sistema intelligente, efficace ed efficiente per sostenere tutte quelle iniziative che producono esternalità positive a favore di un grande numero di soggetti. Proprio questi soggetti potrebbero mobilitarsi per favorire la nascita e lo sviluppo di imprese che operino sul territorio.

2. Alleggerire i costi di intermediazione e incubazione early stage. È evidente che l'intermediazione in senso stretto e l'incubazione di start up early stage siano attività che difficilmente garantiscono una sostenibilità economica. L'intervento pubblico potrebbe permettere (attraverso semplificazione, attraverso il meccanismo di voucher e altri sistemi di copertura di costi fissi e variabili) l'erogazione di servizi di accompagnamento e di attrazione di capitali di rischio, operando prevalentemente sullo sviluppo delle capacità imprenditoriali;

3. Abbassare il peso fiscale. In tutti gli ambiti (offerta, intermediazione e domanda) le questioni fiscali hanno un peso significativo. Date le minori esternalità negative o le maggiori esternalità positive, la riduzione del carico fiscale ha una ratio chiara e potrebbe operare prima di tutto per l'annullamento della tassazione su utili non distribuiti (per le start up AS e quindi limitato ai primi anni di vita) e, successivamente, per un abbassamento del carico fiscale sul capital gain;

4. Legittimare il social business, anche nella forma della società commerciale "low profit", attraverso una revisione del decreto 118/05, che oggi pone vincoli (tra cui il divieto assoluto di distribuzione dei dividendi) che rendono poco attrattivo il modello dell'impresa sociale. Sul modello delle CIC nel Regno Unito o di altri modelli negli Stati Uniti, il Legislatore potrebbe definire un territorio di mezzo tra profit e non-profit, anche con l'obiettivo di catalizzare l'attenzione di investitori e intermediari;

5. Sviluppare e promuovere l'adozione di metriche per la valutazione (e la rendicontazione) degli effetti del social business. Appare infatti difficoltoso e prematuro identificare e normare un sistema univoco di valutazione delle performance ambientali e sociali delle start up AS (e più in generale, delle imprese ad alto valore ambientale e sociale). Tuttavia, il Regolatore potrebbe richiedere una valutazione degli impatti (agli asset owners, agli intermediari, ai social business) come condizione per l'erogazione di premialità. Successivamente, quando il mercato avrà sviluppato metriche adeguate, potrebbe richiedere l'adozione di un sistema univoco di valutazione;

6. Facilitare l'exit. Anche per gli investitori sensibili e pazienti, l'ostacolo dell'uscita e della scarsa liquidità dell'investimento è considerato rilevante. L'esistenza di un mercato secondario efficiente è una condizione che appare quindi necessaria. Gli operatori potrebbero quindi promuovere strumenti d'investimento di maggiore taglia (che intervengano per un secondo round di investimento) oppure lo sviluppo di piattaforme come la Borsa Sociale, un vero e proprio Stock Exchange che favorisca l'IPO di social business e la successiva negoziazione dei titoli.

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