(Tratto da un articolo di Alka Pande su theindu.com)

E' una sera di Ottobre del 2010. L'aria è fresca. Nirmala sta rientrando a casa dal centro sanitario di Savanasa, un piccolo villaggio nell'area di Maharajganj, nello Stato dell'Uttar Pradesh, quando sente un suono debole, soffocato.

"Sembrava il pianto di un bambino, ma intorno non vedevo anima viva. Ho provato a seguire il suono e sono arrivata al ripostiglio del centro sanitario" - Racconta Nirmala - "La stanza non era utilizzata. Le finestre erano rotte e il pavimento coperto d'immondizia".

"Quello che ho visto quando ho aperto la porta mi ha fatto gridare dalla sorpresa: un neonato. Una bambina era stata abbandonata tra i vetri rotti e i rifiuti. Addosso aveva una vestaglia logora e strappata. Doveva aver pianto per ore: la faccia era bluastra e la bocca secca" - Nirmala si commuove, mentre ricorda l'accaduto. Quel momento le ha cambiato la vita.

Nirmala raccoglie la bambina e d'istinto la porta al seno per allattarla. Ha smesso da poco di allattare sua figlia di sei mesi e per fortuna ha ancora latte. Corre al vicino ambulatorio, per cercare i genitori. Nessuno però sa darle informazioni utili. Nirmala deve decidere e deve farlo in fretta. Porta la neonata a casa sua per darle le cure più urgenti. Poi corre nella cittadina più vicina, dove c'è un centro per l'infanzia privato, perché a Savansa non ci sono le strutture per accogliere e curare bambini in quelle condizioni.

Per Nirmala arriva la sfida più difficile. Ha già tre figli. Marito e suoceri sono contrari all'idea di accogliere un altro neonato in famiglia. Così, poco dopo, Nirmala viene cacciata via da casa insieme alla bambina. Fortunatamente trovano accoglienza nell'abitazione della sua famiglia di origine. Ma Nirmala è una donna orgogliosa, non vuole essere un peso per nessuno e inizia così a svolgere piccoli lavori. I profitti però sono troppo bassi. La somma dei suoi guadagni e quella dei fratelli non arriva a 6.000 Rupie al mese, circa 88 Euro. Non possono essere sufficienti per sfamare quindici persone! Eppure non hanno esitato un istante ad accogliere un nuovo membro nella famiglia. Hanno deciso di chiamarla Ankita.

La storia di Nirmala non è l'unica. Con lei ci sono tante altre donne coraggiose nell'Uttar Pradesh. ActionAid India sta lavorando ad un rapporto sui diritti delle donne indiane e ha lanciato la campagna Himmat Hai Jeene Ki'  (Storie di Coraggio)  proprio in onore di tutte quelle Donne che si sono opposte al volere della propria famiglia, per salvare la vita di una bambina. Inoltre, ActionAid ha voluto assegnare un riconoscimento ufficiale a Nirmala e ad altre 14 donne e due uomini, perché nonostante l'estrema povertà in cui vivono, hanno accolto nelle loro famiglie tante bambine abbandonate dai loro genitori naturali.

Donne coraggiose come Sunita Yadav della comunità di Hisaba, nel distretto di Baghpat che ha accolto una bambina di cinque anni, costretta a mendicare in strada. Il suo nome è Puja e ora frequenta la Classe V. Come Rekha, una donna di mezza età del distretto di Chitrakoot: nonostante debba prendersi cura di sette figli e tre nipoti, ha adottato una bambina che era stata abbandonata in ospedale dalla madre single. "Dato che la madre non era sposata, mi ha chiesto di uccidere la bambina appena nata. Non l'avrei mai potuto fare, Mi sono presa io la responsabilità di quella piccola vita innocente" - ci dice Rekha. Ha dato alla bambina il nome di Pari, che possiamo tradurre in "Fata". Il marito di Rekha è conducente di un "rickshaw". Un mestiere umile, i guadagni sono scarsi. Eppure non si è mai opposto alla volontà della moglie.

Queste sono storie di persone semplici e analfabete che vivono spesso ai margini della società. Ma che hanno dimostrato di comprendere e mettere in pratica i princìpi dell'uguaglianza di genere, a discapito di una società drasticamente patriarcale come quella del Nord dell'India, dove si predilige il figlio maschio.

A leggere la relazione dell'ultimo censimento, nell'Uttar Pradesh pare siano nate 899 femmine, contro 1.000 maschi. Un dato molto inferiore alla media nazionale di 914 femmine ogni 1.000 maschi. Numeri che di per sé lasciano trasparire più di un dubbio.

Per Debabrata Patra, Regional Manager di ActionAid a Lucknow, l'aspetto più allarmante è che la diminuzione nelle nascite di bambine non è un dato circoscritto alle sole aree vicino a Delhi, o nell'Haryana dove la pratica degli aborti selettivi in base al sesso è molto diffusa, nonostante sia vietata dalla legge, ma si è ormai estesa in molte altre regioni.

Vatsalya, una organizzazione di Lucknow, che ha lavorato senza sosta per opporsi agli aborti selettivi, ha analizzato i dati delle nascite dal 2001 al 2011: "Più di 700.000 bambine sono scomparse tra il 2005 e il 2011" - Ci dice Neelam Singh, il responabile di Vatsalya. - "Questo significa che a livello nazionale ogni anno svaniscono più di 100.000 bambine, circa 10.000 al mese. Significa più di 300 al giorno!".

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