Un'indagine dell'Istat assegna al capoluogo piemontese il primato del Pm10. Il Consiglio comunale ribatte: confini più ampi e orari più lunghi per la Ztl.
Emanuela Minucci
Ci risiamo. Proprio quando mezza città sta per partire, (o tornare) dal mare e dalla montagna arrivano certe notizie che fanno odiare ancora di più il rientro. Anche quest'anno - secondo l'ultima indagine in materia d'inquinamento dell'Istat - Torino si aggiudica la maglia nera - è il caso di dirlo - di capitale delle polveri sottili. Prima della Milano che ha introdotto e ora sospeso la famosa area C con ticket d'ingresso obbligatorio. Insomma l'asse di Mi-To (altro che megalopoli della cultura e assi virtuosi fra i due politecnici), quello che nel 2010 convinse il duo Moratti-Chiamparino a bloccare il traffico in tutta la pianura padana, mantiene il suo triste primato. E Torino in quanto a irrespirabilità, suo malgrado, batte il capoluogo meneghino.
L'indagine
L'eco-dossier prodotto dall'Istat s'intitola «Dati ambientali nelle città». Conclusione: le polveri sottili compromettono la qualità dell'aria soprattutto al Nord. È infatti qui che, secondo l'indagine, si trovano le città in cui più di frequente si superano i limiti consentiti di particolato. Nel 2011 i primi dieci comuni per numero di giorni di superamento del Pm10 sono del Nord, con Torino e Milano in prima e terza posizione e l'eccezione di Siracusa in seconda. I giorni di sforamento tendono a crescere rispetto al 2010 in quasi tutti i grandi comuni italiani ad esclusione di Venezia, Catania, Bari, Firenze e Napoli. In particolare Verona, Milano, Trieste, Roma e - più svettante che mai - Torino, hanno collezionato incrementi dai 27 ai 60 giorni in più di sforamenti annui.
Che fare?
Dati ben poco lusinghieri per una città che si sta candidando a diventare «Smart City», dove tutto è tecnologico, ambientale, sorridente, pulito, moderno ed efficiente. E mentre il telefono dell'assessore all'Ambiente Enzo Lavolta suona a vuoto, ci pensa Silvio Viale (ecologista della prima ora, ma molto critico verso i pasdaran dei blocchi ad ogni costo) Radicale eletto in Sala Rossa nella lista del Pd, che commenta così la nuova emergenza: «La realtà, quella che l'Istat non fa emergere, è che dal 4 aprile Torino non ha più visto sforamenti del limite del Pm10. Ma poi bisogna aggiungere: che beneficio ha ricavato Milano organizzando blocchi folcloristici delle auto? Nessuno, perché l'unico vero intervento sarebbe quello di limitazione dei diesel».
La mozione
Più concreta che mai la proposta che hanno messo nero su bianco mesi fa i presidenti di commissione Marco Grimaldi (Ambiente) e Mimmo Carretta (Trasporti) ed è già stata votata dal Consiglio comunale. Una trentina di punti: dall'estensione della Ztl - sia dal punto di vista dell'orario sia del perimetro - uniformità del blocco delle motorizzazioni più inquinanti anche a livello metropolitano; creazione di linee forti tranviarie come 3-4-15-13 in grado di diventare più veloci e quindi competitive con l'auto; maggiori isole pedonali; e zone dal «traffico chiocciola» con il limite massimo di 30 chilometri all'ora.
Gli sforamenti
Torino conquista la maglia nera con 158 giorni di «sforamento» rispetto ai 131 del 2010. Un tasso di particolato davvero proibitivo. Milano, per fare un esempio, ha avuto 132 sforamenti contro gli 85 del 2010. Uno dei motivi per cui Torino è così afflitta dallo smog risiede nella sua conformazione morfologica che rende difficoltosa la dispersione degli inquinanti, negli ultimi 30 anni la qualità dell'aria a Torino è migliorata in modo significativo. Ed ecco il motivo per cui, persino sul sito del Comune - alla voce Ambiente - si ammette che il biossido di azoto, l'ozono e il particolato sospeso fine rappresentano forti criticità. «Pur registrandosi una decisa diminuzione negli ultimi trent'anni delle polveri sottili - si legge sul sito - ora l'Unione europea fissa regole stringenti di rispetto dei limiti: la media annuale del Pm10 deve essere 40 microgrammi al metro cubo e 35 il numero massimo di superamenti giornalieri». Il problema è che questi limiti non vengono rispettati almeno 150 volte l'anno.