Le pressioni su Bruxelles, le visite ripetute di Geithner: ecco come la Casa Bianca ci sorveglia da vicino.
MAURIZIO MOLINARI, CORRISPONDENTE DA NEW YORK
La missione europea del ministro del Tesoro americano Tim Geithner nasce dai timori dell'amministrazione Obama di un'esplosione della crisi del debito europeo in settembre.
Perché Washington ha tanto a cuore la salute dell'Eurozona?
Per l'impatto che ha sull'economia americana. Nel secondo trimestre il pil Usa è cresciuto dell'1,5%, il più debole dal terzo trimestre del 2011, a causa di due motivi: la contrazione dei consumi e la diminuzione dell'export. Poiché l'Europa è il primo partner commerciale degli Usa, più la sua economia frena, più l'export cala, più posti di lavoro si perdono in America. E' un domino che può costare a Barack Obama la presidenza, considerando che l'Election Day è il 6 novembre.
Da dove nasce lo scenario di una possibile implosione dell'Eurozona in settembre?
E' il frutto di una sovrapposizione di scadenze. Il 12 settembre la Corte Costituzionale tedesca si pronuncerà sulla compatibilità con le leggi nazionali dell'European stability mechanism, il fondo Esm di salvataggio. Basterebbe un parere negativo per neutralizzare la strategia salva-euro di Bruxelles. Nello stesso giorno in Olanda si celebreranno elezioni nelle quali vengono dati in crescita i partiti anti-euro che potrebbero bloccare il secondo salvataggio della Grecia, da definirsi sempre entro settembre. Su tutto pesa l'incognita dei tassi spagnoli: per finanziare il debito Madrid deve ancora raccogliere 50 miliardi entro fine anno ma se i tassi dei Bonos resteranno oltre il 7% il crac è possibile.
Perché la Spagna è decisiva?
Per la grandezza della sua economia. Eurozona e Fmi hanno versato aiuti a Portogallo, Grecia e Irlanda ma un salvataggio della Spagna comporterebbe almeno il doppio del totale di quanto finora sborsato.
Inoltre il salvataggio della Spagna spingerebbe la crisi verso l'Italia, la terza economia per grandezza dell'Eurozona. Nelle case dei fondi di soccorso europei Efsf e Esm - vi sono 459,5 miliardi di euro fino a luglio 2013 e 500 miliardi fino a luglio 2014: troppo pochi per soccorrere la sola Spagna.
Quale è la soluzione che Washington suggerisce?
Sebbene nelle dichiarazione pubbliche l'amministrazione Obama fa attenzione a rispettare la sovranità dell'Eurozona sui temi finanziari, la convinzione della Casa Bianca è che la soluzione è a portata di mano: consentendo al fondo Esm di rifinanziarsi prendendo in prestito denaro dalla Bce disporrebbe di risorse praticamente illimitate, destinate a consolidare l'euro, rassicurare i mercati e frenare la speculazione.
Quando Mario Draghi, presidente della Bce, ha detto «faremo tutto quanto necessario per salvare l'euro» la Casa Bianca ha avuto la sensazione che si stia andando verso questa svolta. Da qui la decisione di Geithner di recarsi in Germania per fare pressing sui falchi, guidati dalla Germania: una specie di coalizione che include Olanda e Finlandia.
Quanto è profondo il disaccordo fra Obama e Merkel?
Obama aveva identificato la Merkel nell'interlocutore privilegiato sulla crisi dell'euro. Nel giugno 2011 la cancelliera fu accolta con tutti gli onori alla Casa Bianca ed ebbe la prestigiosa Medal of Freedom, ma nei mesi seguenti le convergenze hanno lasciato il posto a frizioni in crescendo a causa delle resistenze di Berlino all'adozione di misure pro-crescita. Il timore, a Washington, è che Berlino immagini possibili nuovi equilibri economici planetari con la Germania più vicina agli emergenti che all'Eurozona.
Con quale strategia Obama tenta di disinnescare il rischio della crisi a settembre?
La strategia è quella inaugurata dopo il G7 di Camp David di aprile, ovvero tenere l'Eurozona sotto pressione: le frequenti telefonate di Obama ai leader Ue come le missioni a ripetizione in Europa di alti funzionari, da Geithner alla vice Lael Bainard, nascono dalla volontà di essere aggiornati su ogni minimo sviluppo interno all'Eurozona. Obama può contare su Christine Lagarde, il direttore del Fmi, i cui rapporti contribuiscono a tenere sotto pressione gli europei, puntando a rafforzare la Bce.
Può essere davvero la Bce a salvare l'Eurozona?
In questo momento l'America non punta a trovare una soluzione alla crisi del debito ma a «scelte di politica monetaria capaci di guadagnare tempo», come suggerisce Robert Zoellick, ex presidente della Banca Mondiale. Tali scelte passano per la Bce. In attesa che l'Eurozona riesca a dare una guida politica unica all'unione monetaria.