Le società distributrici inglesi hanno già deciso di bloccarne la diffusione. "Cambiando il nome al videogame cambia la forma ma non la sostanza - afferma Lucia Moreschi, responsabile di MDC Junior -. In realtà il gioco è una scuola di violenza in cui si incitano i ragazzi a rispondere all'aggressività con altrettanta brutalità. Nel videogioco - spiega Moreschi - il player per evitare di soccombere alle violenze dei compagni, è costretto ad utilizzare le stesse armi dei suoi aggressori. E non ci convince per niente chi - continua Moreschi - cerca di dare una lettura ?pedagogica' al game, sottolineando come il percorso obblighi il giocatore ad approfondire le proprie abilità scolastiche: quali modelli positivi possono arrivare ai ragazzi da un messaggio che li invita ad utilizzare la propria cultura come strumento per veicolare violenza?" "Chiederemo al Tribunale un provvedimento d'urgenza per bloccare la distribuzione del videogame per tutelare i minori e lanciamo un appello affinché anche nel nostro Paese i distributori decidano di non commercializzare il videogame, mostrando la stessa sensibilità delle società inglesi. Chiediamo però che le istituzioni, a cominciare dal Parlamento, superino il volontarismo introducendo una disciplina ad hoc che detti precise regole per la vendita di videogiochi ai minori. I suggerimenti non sono più sufficienti".

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