Piano della Toscana: nasceranno 30 ambulatori dove lavoreranno più medici.

In Toscana, grazie a un protocollo d'intesa fra la federazione dei medici di medicina generale e la Regione, presto non ci saranno più medici di famiglia, perlomeno come li abbiamo conosciuti finora. Ma come? Proprio adesso che tanti rimpiangono il dottore di una volta, quello che veniva a casa, ti visitava e passava qualche momento con te? «Un malato grave mi aspettava in un villaggio distante e un forte nevischio riempiva lo spazio fra me e lui. La carrozza c'era e avevo la borsa degli strumenti in mano, stavo già in cortile avvolto nella pelliccia, pronto a partire, ma mancava il cavallo. Il mio era morto la notte prima, per delle fatiche imposte da quell'inverno gelido». Alla fine il cavallo si trova e Un medico condotto del racconto di Kafka arriva a destinazione. «I genitori del malato mi vengono incontro, sono confusi e dai loro discorsi non capisco nulla. Nella camera del malato l'aria è irrespirabile per via della stufa, dimenticata accesa, che fuma. Aprirò la finestra con una spinta, ma prima voglio vedere il malato». Erano così i dottori una volta, non solo quello del racconto di Franz Kafka ma quelli delle nostre campagne e delle nostre valli.

LE RICETTE - Ma chi ha tempo oggi di vedere il malato? E allora il più delle volte la gente dal medico non ci va nemmeno più o ci va solo per le ricette, cioè lascia la nota dei farmaci e passa due giorni dopo a ritirare le prescrizioni. E se sta male va direttamente al pronto soccorso dell'ospedale, dove di solito si aspetta anche per ore. Con queste premesse la «riorganizzazione del servizio territoriale dei medici di famiglia della Toscana» è una bellissima cosa. I medici di famiglia si metteranno insieme e così potranno nascere centri sanitari integrati molto più vicini alla gente di quanto non possa essere l'ospedale. In ciascuno di questi centri (se ne prevedono 30 in tutta la Toscana e 10 solo a Firenze) lavoreranno 25-30 medici e poi infermieri e persone di segreteria. In quei centri si faranno anche esami e radiografie, insomma tutto quello che serve per una diagnostica di primo livello. Servirà a ridurre le visite specialistiche e non ci sarà bisogno di correre al pronto soccorso dell'ospedale per ogni piccolo disturbo.

I TAGLI - Un po' è per venire incontro alle esigenze della spending review ma non è solo questo, i medici mettendosi insieme con competenze anche un po' diverse potranno assistere i cittadini molto meglio e soprattutto sette giorni su sette. Ci saranno anche meno adempimenti burocratici che saranno condivisi e con persone dedicate e ci sarà tecnologia informatica comune accessibile anche agli ammalati. Chi si rivolge al centro sanitario dovrebbe poter contare su un suo infermiere che dovrebbe seguirlo anche dopo anche con i consigli e attenzione a prevenire le malattie. Insieme i medici di famiglia avranno più tempo per studiare: era ora perché nessuno può fare bene questo lavoro se non studia sempre.

L'IDEA - Quella dell'ospedale di quartiere è un'idea che viene dall'Inghilterra, là di esperienze così ne sono state fatte tante e adesso stanno valutando i risultati (e si è già capito che molto dipende dall'impegno e dall'entusiasmo di chi decide di prendervi parte). Da noi l'ospedale di quartiere dovrebbe essere collegato al grande ospedale di quel territorio per assistenza agli ammalati e poi didattica e formazione. Sarebbe bellissimo se la poca comunicazione che c'è adesso fra i medici di famiglia e quelli dell'ospedale si superasse grazie ai centri medici di quartiere, sintesi ideale - la stessa cartella clinica elettronica per esempio - fra i bisogni della gente e la tecnologia dei grandi ospedali.

Giuseppe Remuzzi

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