Pier Paolo Dominici
Mai come negli ultimi tempi assistiamo ad un accanimento su ogni cosa detta o fatta dai membri del governo. Questione del resto giustificabile nella condizione di disagio ed incertezza che tutti noi percepiamo per le dinamiche future di questo paese.
Vorrei quindi riprendere un affermazione del ministro del lavoro Fornero (il posto del lavoro non è un diritto) ed affiancarla all'articolo 4 della Costituzione: la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Non possiamo negare come molti di noi siano cresciuti in un ambiente che enfatizzava il raggiungimento del posto di lavoro, del posto fisso, del posto pubblico...a volte quest'ultimo ribattezzato come un posto al sole. Siamo effettivamente cresciuti con l'idea del "posto" piuttosto che del "lavoro", della sua disponibilità piuttosto che dell'intraprendenza nel raggiungerlo.
Allo stesso modo non possiamo negare come molti di noi sono cresciuti sentendo la solita cantilena della "conoscenza" necessaria per ottenere un "posto di lavoro", della "raccomandazione". Fin da piccoli la società ci ha insegnato a delegare a qualcun altro le nostre realizzazioni, non ci ha dato modo di esaltare la nostra capacità intenzionale, consapevole e determinata.
Ho sempre sostenuto come la crisi non sia altro che il passaggio da un sistema divenuto obsoleto ad uno avanzato ed un sistema sociale che cambia consegue inevitabilmente un disagio forzato: la destrutturazione del vecchio che lascia posto alla strutturazione del nuovo. Un evento transitorio in cui, tuttavia, nessuno può sottrarsi vivendolo in modo partecipe e diretto.
Questo pensiero di fondo mi da la fiducia nel credere al cambiamento di una società in grado di promuovere, finalmente, le condizioni che rendano effettivo il "diritto al lavoro" che assume anche un altro significato: il "diritto alla crescita professionale".
Concetti del resto portati avanti dal ministro del lavoro Fornero che da economista non può che porli al centro della sua azione politica. Perché il lavoro è questione dinamica e flessibile non può rilegarsi ad una questione statica e rigida, non può farlo perché non è nella natura dell'uomo e del progresso.
Su questà verità che bisogna impegnarsi affinchè la dinamicità del mercato del lavoro venga sostenuta in modo parallelo da un valido sistema di welfare state. Sono due binomi inscindibili che dovranno prima o poi allinearsi sullo stesso passo riformatore.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/un-pensiero-sistemico/posto-di-lavoro-o-diritto-al-lavoro-questo-e-il-dilemma#ixzz21SDVHFKx