Oggi l'indicazione della giunta, a settembre la ratifica dell'assemblea.

MARINA CASSI

Questa sera l'Unione industriale avrà il suo nuovo presidente designato. Come accade in Confindustria nazionale, anche a Torino sarà l'elezione da parte dell'assemblea - che si terrà a fine settembre - a ratificare la decisione che verrà presa dalla giunta.  

Non che ci siano grandi sorprese nell'aria: la candidata originaria, Licia Mattioli - la giovane e dinamica presidente nazionale di Fedeorafi - è rimasta l'unica in gara e l'esito del voto dei 105 componenti della giunta è scontato. Resta solo da vedere se sarà per lei un plebiscito - come è stato nel direttivo dell'Amma - o no.

Così alla fine la successione a Gianfranco Carbonato non ha riservato scossoni: a Torino si voleva evitare il voto contrapposto tra due candidati come, invece, era avvenuto nella Confindustria nazionale per il dopo Marcegaglia con il suo lascito di contrapposizioni. E così è stato.  

Stasera si conoscerà anche la squadra che «governerà» via Fanti per i prossimi quattro anni e che Licia Mattioli presenterà alla giunta prima del voto. Si tratta di quattro vice presidenti. È probabile che venga riconfermato Rinaldo Ocleppo, già tra i vice di Carbonato. E potrebbe spettare un posto - come è sempre stato - al presidente dell'Amma, che sarà rinnovato a ottobre per succedere a Vincenzo Ilotte . Per il resto si vedrà se ci saranno forti innovazioni o no. E qualcuno nell'Unione si interroga se Davide Canavesio - che si era candidato alla presidenza per poi rinunciare dopo che o metalmeccanici avevano plebiscitariamente scelto Mattioli - sarà inserito nel gruppo di comando.

I saggi hanno sentito alcune decine di imprenditori nelle scorse settimane e delle loro consultazioni riferiranno alla giunta. Al voto sono chiamati i più importanti industriali torinesi da Lavazza a Brero, da Benadì a Ferrino, da Vitelli a dal Poz. Voterà anche la Fiat, presente in giunta con tre esponenti: gli uomini delle relazioni industriali Paolo Rebaudengo e Giorgio Giva e Alfredo Altavilla. Solo a Torino la Fiat ha ancora diritto di voto - ma gode solo dell'elettorato passivo - dopo che in ottobre l'ad Sergio Marchionne aveva comunicato l'uscita del gruppo alla Confindustria.  

Qui tuttavia è stato realizzato un accordo che consente per due anni almeno un rapporto fatto di servizi acquistati dalla Fiat , ma non si tratta solo di una relazione fornitore-cliente perché i legami tra la prima associazione di categoria e la storica azienda non sono interrotti e, infatti, uomini del gruppo sono in giunta. Gianni Coda - diventato responsabile per Europa e Nord Africa - era tra i vicepresidenti. Si è dimesso per diventare invitato permanente.

Il delicato rapporto con la Fiat è sicuramente uno dei temi caldi che dovrà affrontare il prossimo presidente, soprattutto in una fase in cui la crisi del mercato dell'auto rallenta gli investimenti anche a Mirafiori. Altro tema caldo è quella della fusione per incorporazione con l'Api; un processo che, partito con certa baldanza, si è rallentato per le perplessità sollevate da molti piccoli imprenditori dell'Api.  

E poi, naturalmente, anche per il nuovo presidente il nodo di fondo sarà la crisi, che ancora devasta le imprese torinesi. Licia Mattioli nel suo programma aveva detto con chiarezza che le vie da seguire sono sostanzialmente quattro: trovare strumenti per aiutare le aziende che fanno fatica, attirare nuovi investimenti, lavorare alla creazione di reti tra imprese, sostenere la internazionalizzazione. Imprese troppo piccole e sole sui violenti mercati globali, infatti, sono destinate a soccombere. 

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