Dario Ronzoni
Ora ci si mette anche il Movimento Cinque Stelle, a bocciare l'iniziativa di Unione Popolare. La raccolta firme per un referendum con lo scopo di eliminare la diaria dei parlamentari vive un momento difficile. Prima il silenzio dei media, poi i disagi delle Poste, che non avrebbero fatto arrivare i moduli a tutti i Comuni. Ma i dubbi, sempre più forti, sono sulla validità delle firme e sulla possibilità di svolgere il referendum in tempi ragionevoli.
«Il referendum anticasta? Una bufala». Stavolta è Beppe Grillo ad affossare la raccolta firme dell'Unione Popolare, il movimento guidato da Maria Di Prato che, negli ultimi gioni, ha incontrato la notorietà con la sua proposta di referendum per cancellare la diaria dei parlamentari.
«Il Movimento Cinque Stelle non sta raccogliendo le firme», precisa Grillo, e - si può dedurre - nemmeno deve farlo.
La spiegazione tecnica della "bufala" è lasciata a un post di Vittorio Bertola, grillino doc e consigliere comunale di Torino, che va diretto. «Le firme raccolte in questo periodo sono nulle e inutilizzabili». Insomma, tutto tempo sprecato, o forse peggio. Ma perché? «Basta leggere la legge che regola i referendum», e si scoprono alcune cose. Che, ad esempio, la legge impedisce di svolgere un referendum nell'anno in cui ci sono le elezioni politiche, in questo caso il 2013. E, di conseguenza, che non si possono depositare le firme raccolte quest'anno (cosa che, allo stato attuale delle cose, andrebbe fatta entro il 30 settembre).
E se le depositasse a gennaio? La stessa Maria Di Prato ha detto di voler fare così anche a Linkiesta, e svolgere il referendum nel 2014. Si può, ma allora deve ricominciare da capo la raccolta, almeno da ottobre, perché - spiega l'articolo 28 - «le firme devono essere depositate entro tre mesi dall'inizio della raccolta». Non oltre. Per cui, le firme raccolte a giugno, luglio e agosto non potrebbero essere utilizzate a gennaio Sarebbero, di fatto, "scadute". Questo il quadro normativo riassunto dai grillini. Certo, il governo Monti potrebbe crollare, le camere sciogliersi e andare a elezioni anticipate. Uno scenario sempre più lontano, ma non impossibile, in linea teorica. Comunque Grillo si mantiene su un vago «stando così le cose».
E la Di Prato? Resta tranquilla. «Il nostro caso ha appassionato gli esperti di referendum, tutti si sono interessati, chi con un'opinione, chi con un'altra. E secondo noi il referendum si può fare, perciò andiamo avanti». Con l'obiettivo del 2014. Sull'attacco di Grillo ha la risposta pronta: «Fa così perché non gli facciamo certo comodo». L'Unione diventa un concorrente in più nel campo dell'anticasta, che va messo in difficoltà.
Ma a ben guardare Grillo sarebbe solo l'ultimo, in ordine di tempo, dei nemici del referendum. Da giorni l'Unione Popolare denuncia tentativi di boicottaggio. Prima da parte dei media, che non volevano dare spazio all'iniziativa. Solo grazie alla rete il tam tam si è diffuso ed è arrivato su Tg nazionali, radio e giornali. Poi è arrivato il giallo delle Poste. Molti Comuni non hanno ricevuto i moduli per le firme: «Una cosa sconcertante: noi avevamo fornito la lista di 8mila comuni, ma in moltissimi non sono arrivati». La pioggia di lamentele, proteste e denunce ha travolto gli uffici dell'Unione. «Ci scrivono da tutte le parti, ci chiedono di inviare i moduli, una gran confusione». Ma perché i moduli non sono arrivati? «Chissà. Noi abbiamo comunque una dichiarazione delle Poste che dice che i moduli sono partiti». Il mistero si infittisce. Di Prato sospira: «La nostra iniziativa di sicuro dà fastidio».
E infastiditi sono in molti: sia i cittadini che vorrebbero firmare, ma che non trovano i moduli, sia molti commentatori su facebook, che chiedono spiegazioni alla pagina di Unione Popolare sui dubbi sollevati da Grillo (e da molti altri prima), sia quanti fanno notare che, per eliminare 40 milioni di euro all'anno, se ne spendono 400. ma che non hanno risposta. I dubbi crescono, si insinuano sospetti («ma cosa ne farete delle firme, allora?»), la raccolta prosegue. Per ora, sono tra le 200mila e le 300mila, a quanto dicono. E se poi il referendum si farà, resta ancora un mistero.
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