Deciso il taglio delle Province: si salva chi ha più di 350mila abitanti. Salta l'accorpamento delle festività

Le Province, ha stabilito il consiglio dei ministri, dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2.500 chilometri quadrati. Le nuove province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze finora esercitate dalle Province vengono invece devolute ai Comuni, come stabilito dal decreto "Salva Italia").

La soppressione delle province che corrispondono alle Città metropolitane - 10 in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze - avverrà contestualmente alla creazione di queste (entro il 1° gennaio 2014). Il Governo ha poi affrontato la questione del calendario delle festività e delle celebrazioni nazionali. Il Consiglio ha deciso di non procedere all'accorpamento delle festività per tre ragioni.

Nota di palazzo Chigi: tre ragioni per non accorpare le festività
Il Cdm ha deciso di non procedere all'accorpamento delle festività per tre ragioni. Anzitutto - spiega una nota di palazzo Chigi - perché, secondo le stime della Ragioneria generale, la misura non dà sufficienti garanzie di risparmio. Inoltre, perché a differenza di quanto indicato dal decreto legge del 2011 nella parte in cui fa riferimento a «diffuse prassi europee», non esistono in Europa previsioni normative di livello statale che accorpino le celebrazioni nazionali e le festività dei Santi Patroni.

In alcuni Paesi (ad esempio la Germania, l'Austria e la Spagna) - rileva la nota del Governo - la celebrazione delle festività dei Santi Patroni rientra nell'autonoma determinazione delle autorità locali che le fanno coincidere col giorno a questi dedicato nel calendario gregoriano. Nei Paesi anglosassoni - ad esempio in Irlanda e in Scozia - i Santi Patroni delle principali città sono riconosciuti e celebrati, con giornate festive stabilite a livello statale.

Infine, si è deciso di non procedere all'accorpamento perché l'attuazione della misura nei confronti dei lavoratori privati violerebbe il principio di salvaguardia dell'autonomia contrattuale, con il rischio di aumentare la conflittualità tra lavoratori e datori di lavoro.

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