di Dino Pesole
Mario Monti sale al Colle da Giorgio Napolitano per riferire degli ultimissimi sviluppi del caso Sicilia, con questa linea che fonti governative sintetizzano così: non vi è alcun rischio default. Soluzione che ha visto palazzo Chigi e Quirinale sulla stessa linea. Il problema non è strutturale «ma di temporanea mancanza di liquidità ed è stato risolto con trasferimenti per 400 milioni di euro già programmati». Si ricorda inoltre che il bilancio della Regione Sicilia è stato in attivo nel 2011 e nel 2010 e che i fabbisogni delle Regioni regionali «non sono automaticamente garantiti dall'amministrazione centrale dello Stato».
Inoltre la spending review «prevede interventi di ottimizzazione per la spesa pubblica anche per le Regioni. Per le Regioni a Statuto speciale sono previsti interventi per complessivi 600 milioni già nel 2012». In sostanza, non si tratta di stanziamenti aggiuntivi, ma di quello che viene definito da ambienti ministeriali «il normale flusso di cassa» sulla base degli stanziamenti già deliberati dalla Ragioneria.
L'incontro al Colle fa seguito alla lettera inviata due giorni fa dal premier al governatore siciliano in cui, a fronte dei gravi problemi di liquidità riscontrati, si chiedeva espressamente conferma delle dimissioni già annunciate dallo stesso Lombardo per il 31 luglio. Questione della massima urgenza, anche per gli evidenti riflessi sul piano nazionale, in un momento di perdurante tensione sul nostro debito pubblico. Si comprende dunque l'urgenza di un confronto, sia pur breve, ai massimi livelli istituzionali.
Incontro annunciato dallo stesso Napolitano che ha interrotto alcuni appuntamenti mattutini, che lo vedevano impegnato ad aprire un seminario di studi sul diritto pubblico e costituzionale promosso dalla Sapienza di Roma, per un impegno «imprevisto e urgente» con il presidente del Consiglio. L'incontro - come aveva già chiarito lo stesso Napolitano - si è reso necessario in seguito all'«accavallarsi delle scadenze politico-istituzionali interne e internazionali».
La cronaca della giornata ha visto Lombardo partire alla controffensiva, e la polemica politica crescere di ora in ora. Monti nella nota emessa due giorni fa da palazzo Chigi aveva parlato di soluzioni «che potrebbero essere prospettate per un'azione da parte dell'Esecutivo». Soluzioni che «non possono non tener conto della situazione di governo a livello regionale, ma anzi devono essere commisurate ad essa, in modo da poter utilizzare gli strumenti più efficaci e adeguati». Commissariamento? Rafforzamento dei poteri del commissario di governo?
In attesa del faccia a faccia tra Monti e il governatore siciliano, previsto per martedì, si studiano le possibili soluzioni istituzionali, ma prima di tutto andava disinnescata la mina del possibile default della regione Sicilia. Caso che esplode proprio nel pieno dell'esame parlamentare della «spending review», provvedimento che impone una drastica cura dimagrante anche alle autonomie territoriali, oltre a investire direttamente le spese di competenza delle amministrazioni centrali dello Stato.
Le rassicurazioni fornite ieri sul rischio default sono dirette evidentemente ai mercati, oltre che ai partner europei. Evidente l'intenzione del Governo di spegnere sul nascere un incendio dagli effetti potenzialmente gravi, con la recessione in atto, l'impennata dello spread e le preoccupazioni su nuovi possibili attacchi speculativi in agosto, mese in cui i mercati - come ha ricordato ieri il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli - «sono per tradizione più sottili», e dunque più insidiosi.
Dal punto di vista del Colle, la questione per quel che riguarda il risvolto, può condiderarsi chiusa con le rassicurazioni fornite ieri dal governo. Se è stato scongiurato sul nascere il rischio default, la mina appare almeno da questo punto di vista disinnescata. Ed era questa la principale preoccupazione cui concordermente Napolitano e Monti hanno fornito una risposta immediata.