L'annuncio del ministro Terzi dopo una giornata di attesa.

FRANCESCO SEMPRINI

Rossella Urru è stata liberata. A darne notizia è stato il ministro degli Esteri Giulio Terzi dopo aver convocato d'urgenza i media nella sala riunioni della Farnesina.

Il titolare della Farnesina ha auspicato di poter parlare alla Urru quanto prima: «Forse serviranno alcune ore prima di poterla avere veramente con i funzionari, le persone e gli organi dello Stato che si sono prodigati in tutti questi nove mesi. Ovvero per tutta la durata del sequestro».

Terzi si è detto soddisfatto del risultato ottenuto ed ha portato ai familiari di Rossella (presenti durante i trepidanti istanti nell'Unità di crisi della Farnesina) i saluti di Giorgio Napolitano. «Il Capo dello Stato - ha spiegato Terzi - ha seguito personalmente insieme al presidente del Consiglio, a me e a tutto il governo questo caso difficile per l'opinione pubblica italiana». Napolitano ha espresso «gioia e sollievo». Il ministro degli Esteri ha infine sottolineato il coraggio e l'eroismo di Rossella Urru che ha definito «un simbolo dei valori delle nostre donne che lavorano in terreni di cooperazione difficili e che rappresentano la dignità, l'orgoglio e la grandezza dell'Italia».

La Urru è stata rilasciata con i suoi due compagni, i cooperanti spagnoli Ainhoa Fernandez de Ruincon e Eric Gonyalons, dopo 270 giorni di prigionia. La conferma della voci che si rincorrevano già da questa mattina è arrivata nel tardo pomeriggio. Immediatamente a Samugheo, il paese di origine della Urru in Sardegna, è scoppiata la gioia con le campane che hanno iniziato a suonare a festa mentre caroselli di auto salutavano la liberazione. «È tutto vero», confermava anche Mauro, il fratello di Rossella, rimasto nell'isola mentre i genitori erano già a Roma, alla Farnesina. In attesa di rivedere Rossella che potrebbe arrivare nella capitale a stretto giro: «Sono emozionatissima, non vedo l'ora di riabbracciarla», le prime parole della mamma.

L'incubo di Rossella - una vicenda che ha registrato una grande partecipazione dell'opinione pubblica con una vasta mobilitazione - è finito oggi in una non precisata località del nord del Mali (da mesi saldamente in mano jihadista). La Urru ed i suoi due colleghi erano stati rapiti il 23 ottobre scorso nel campo Rabouni, a Tindouf, dove c'è la più grossa comunità di saharawi, gli abitanti dell'ex Sahara spagnolo che non accettano la sovranità marocchina. A sequestrarli un gruppo armato che, a bordo di pick-up, fece irruzione nel campo e li prelevò, sparendo letteralmente nella notte e lasciando aperti molti interrogativi, perchè, colpendo i cooperanti, si colpiva il popolo saharawi, manifestamente sostenuto dai movimenti islamici. È ancora presto per capire cosa sia accaduto in questi lunghi mesi e, soprattutto, cosa realmente si nasconda dietro questo sequestro che ha reso «famoso» il Movimento per l'unicità e la jihad nell'Africa occidentale, gruppuscolo dalle origini oscure, praticamente sconosciuto sino a pochi mesi fa e che ora dialoga con i Paesi (anche se i dinieghi ufficiali su presunte trattative sono unanimi) e si impone come protagonista nella magmatica situazione del nord del Mali.

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