Presentato alla Camera il dispositivo bipartisan. Ciotti: «E' un segno di grande responsabilità »
In Italia, si sa, la memoria è corta e tende a disperdersi a tempo record. Soprattutto quando riguarda le tragedie che hanno colpito il nostro Paese, mafie e terrorismo in primis. A cercare di preservarla, tutelando e regolamentando l'impegno quotidiano delle centinaia di familiari di vittime della violenza mafiosa e terroristica, una proposta di legge presentata oggi alla Camere. Prime firmatarie due donne, Pina Picierno e Sabina Rossa. L'iter della proposta è stato sicuramente lungo. Presentata il 5 maggio del 2009, assegnata alla Commissione affari costituzionali il mese successivo, è entrata nel vivo della discussione soltanto quest'anno. Lentezze a parte, il risultato è sgnificativo. «E' una proposta piccola - sottolinea Pina Picierno - che tuttavia riteniamo importante. Si basa su due pilastri: Memoria e Impegno». E sulla consapevolezza, possiamo aggiungere, di vivere in un paese che ha la memoria corta.
«Il rapporto dell'Italia con le fasi della sua storia, soprattutto quelle riguardanti mafia e terrorismo, non è scontato. Abbiamo il dovere di sapere e ricordare in nome del nostro futuro. La proposta di legge - aggiunge la Picierno - riconosce il ruolo che nel nostro Paese svolgono i testimoni della memoria storica». Eroi normali, anche se il termine non lo considerano appropriato, che contribuiscono a mantenere in vita la memoria dei propri familiari uccisi, girando per le scuole, le Università, partecipando a centinaia di iniziative, senza nessuna tutela. Anzi, sacrificando giorni di ferie e permessi pur di portare la propria testimonianza. La proposta, proprio su questo versante, prevede che venga consegnato dal Viminale un "attestato di testimone della memoria storica" ai tanti familiari che dia loro il diritto a permessi straordinari. Un modo semplice per rendere più agevole l'instancabile lavoro di "portatori sani" di memoria. E' questo un punto che vede d'accordo i firmatari e il relatore, Mario Tassone dell'Udc.
La preservazione della memoria contribuisce a formare le nuove generazioni, rendendole capaci di affrontare le grandi problematiche che affliggono il nostro Paese. «Le organizzazioni criminali- sottolinea Tassone - vanno combattute sia con le norme e l'azione di contrasto, sia con l'azione di formazione e sensibilizzazione sociale con il coinvolgimento dei testimoni». «La proposta di legge - aggiunge Sabina Rossa - ufficializza ciò che sta avvenendo nel nostro Paese, riconoscendone l'importanza». Certamente l'azione del legislatore non si limita, ne potrebbe essere così, soltanto a questo versante. I familiari delle vittime di mafia, come ricordano Alfredo Borrelli, Salvatore Vecchio e Enza Rando, legale di Libera, di richieste ne hanno avanzate tante, ma ancora non hanno ricevuto risposte adeguate.
Tuttavia la proposta di legge è comunque un segnale, un punto di partenza. «I familiari delle vittime di mafia - dichiara Enza Rando - hanno sempre chiesto che la loro storia non fosse considerata soltanto in termini di risarcimento economico. La proposta di legge non dà soltanto il senso della memoria e dell'impegno, ma permette di fare anche formazione, perché i familiari chiedono il risarcimento della memoria». Un punto, questo, su cui batte anche il presidente di Libera don Luigi Ciotti: «Oggi assistiamo a un grande segnale da parte di forze politiche diverse, un segnale che è di grande valore e importanza. In giro c'è troppa retorica da celebrazioni, ciò di cui abbiamo bisogno è un segnale umile e serio. La proposta di legge è un segno di grande responsabilità che noi abbiamo nei confronti dei familiari delle vittime di mafia. Basti ricordare che il 75% di loro non conosce la verità sull'omicidio dei propri cari». Adesso bisogna augurarsi che la proposta diventi legge in tempi rapidi.