Buttare giù tutto potrebbe risultare una buona idea o, chissà, anche la migliore. Non fosse altro perché la gente del posto non si è mai abituata alla presenza di quel grosso capannone costruito lì, proprio a fianco della loro chiesa. Una ferita ancora aperta per molti. Chissà se il Comune ascolterà anche gli abitanti del quartiere prima di fare qualsiasi scelta sul futuro del mercato rionale di piazza Bologna, ora che sta per chiudere definitivamente. Finora, a farsi avanti per il riutilizzo della struttura metallica, sono stati in pochi, anche se significativi, soggetti. Alcune associazioni di volontariato che hanno necessità di una sede hanno avanzato la proposta di occupare parte degli spazi per offrire un punto di riferimento centrale rispetto al quartiere. E poi è apparsa all'orizzonte anche un'altra richiesta: quella a sostegno di un consorzio integrato di via a caccia di "visibilità" per organizzare iniziative ed eventi vari destinati a rivitalizzare il quartiere. Ma, in entrambi i casi, si porrebbe la questione dell'ampiezza degli spazi e comunque di una profonda ristrutturazione dell'attuale impianto, rappresentato da una struttura suddivisa in stand chiusi. Per il momento il Comune ha solo preso atto dell'imminente chiusura dell'ultimo banco del mercato e della conseguente cessazione di ogni attività al suo interno. Tutto è rinviato alle strategie future e alle proposte che arriveranno - si spera - in seguito. Intanto la Confesercenti ha già messo le mani avanti: «Per evitare che la morìa di mercati si estenda in altre parti della città - dicono all'associazione - il Comune non dimentichi il caso di via Pietro Giuria dove gli operatori, con la progettata ristrutturazione, si attendono un rilancio delle loro attività e non lungaggini burocratiche che farebbero perdere loro tutti i clienti». Il Secolo XIX, 8 dicembre 2004

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