Le nuove stime dell'Ilo mostrano che il lavoro forzato è un problema serio in Europa: almeno 880.000 le vittime del fenomeno. Molti paesi stanno adottando misure per affrontare il problema, ma occorre fare di più per individuare e perseguire i criminali.

di Francesca Mannino

Nonostante tutta Europa abbia abolito formalmente la schiavitù oltre un secolo fa, la piaga del lavoro forzato persiste tutt'oggi. Infatti le ultime stime dell'Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo) parlano di almeno 880.000 milioni di persone vittime del fenomeno in Europa, ovvero quasi due persone ogni 1000 abitanti.


I dati

-Di questi 880.000 lavoratori forzati, il 30 %  è vittima di sfruttamento sessuale e il 70 % è vittima di sfruttamento per il lavoro.

-Le donne costituiscono la maggioranza delle vittime (58%).

-Nella maggior parte dei casi di sfruttamento per lavoro segnalati in Stati membri dell'UE, le vittime sarebbero cittadini comunitari. Altri provengono dall'Asia, dall'Africa e dall'Europa centrale e del Sud-Est.

-Le vittime di sfruttamento sessuale provengono maggiormente dall'UE, dall'Europa centrale e del Sud-Est, dall'Africa, e, in percentuale minore, dall'America latina e dall'Asia.

-Adulti e bambini vengono costretti ad attività economiche illecite, tra cui mendicare.

-La regione con il più alto tasso di lavoro forzato per 1.000 abitanti è l'Europa centrale e del Sud-Est, insieme alla Comunità degli Stati Indipendenti (4,2 per 1.000 abitanti). Su 19 paesi, 13 sono confinanti con paesi europei.


I settori colpiti

"La nostra analisi dei casi mostra chiaramente che i settori in cui si registra la presenza di lavoro forzato sono l'agricoltura, il lavoro domestico, il lavoro manifatturiero e quello delle costruzioni. Le vittime, attirate con false offerte di lavoro, scoprono in seguito che le condizioni lavorative non rispettano quelle iniziali e inoltre, non vengono messe in regola dal punto di vista legale" spiega Andrees Beate, capo del Programma d'azione speciale dell'Ilo per combattere il lavoro forzato.


Come garantire una migliore identificazione dei criminali

Negli ultimi anni, gli Stati membri dell'Ue hanno gradualmente adottato un approccio più globale nei confronti della tratta a fini di lavoro forzato e sfruttamento sessuale. L'Ilo ha lavorato congiuntamente con i governi di Germania, Portogallo, Italia, Polonia, Francia, Romania e Regno Unito, per effettuare ricerche sui meccanismi d'inganno e d'abuso in settori che sono vulnerabili a questo traffico. Anche la capacità degli ispettori del lavoro in tutta l'Ue nella lotta contro il lavoro forzato è stata rafforzata (ad esempio in Portogallo, Polonia, Italia e Germania).

Ma Andrees Beate dice che l'attenzione deve rivolgersi a una migliore identificazione dei reati del lavoro forzato e affini, quali traffico di esseri umani: "L'accusa di successo degli individui che portano tanta miseria a tanti rimane inadeguata - questo ha bisogno di cambiare. Dobbiamo garantire che il numero delle vittime non salga durante l'attuale crisi economica in cui le persone sono più vulnerabili a queste pratiche abusive".

Sicuramente per far in modo che le vittime diminuiscano c'è bisogno da un lato che i criminali abbiano la certezza della pena, dall'altro, che le vittime possano adire agli strumenti normativi di tutela senza aver paura della denuncia.

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