Abusivismo edilizio agli Altipiani di Arcinazzo, una storia lungavent'anni. Legambiente Lazio diffida il Comune di Trevi nel Lazio:annullare concessioni edilizie illegittime, acquisire i manufatti ai finidella demolizione.
Quella dell'abusivismo in territori come gli Altipiani di Arcinazzo, sottoposti a severi vincoliper il grande valore ambientale e paesistico, è una storia che va avanti da quasi vent'anni. Èdal 1992 che Legambiente Lazio denuncia irregolarità nelle concessioni edilizie rilasciatedall'amministrazione comunale di Trevi nel Lazio che, in assenza dello strumento dipianificazione urbanistica, negli anni aveva rilasciato titoli concessori, alcuni dei quali, poi,rivelatisi in violazione alle norme vigenti, perché prive dell'indispensabile nulla ostapaesaggistico.
Anche grazie alle segnalazioni di Legambiente, i fabbricati illegittimi furono denunciati esequestrati dalle autorità competenti, i responsabili dei reati di lottizzazione abusiva e violazione deivincoli paesaggistici dapprima condannati dal Pretore di Frosinone, poi prosciolti dalla Corted'Appello per prescrizione.
L'Assessore all'Urbanistica e Casa della Regione Lazio prima, e itecnici della Vigilanza Urbanistica dell'Assessorato poi, sin dal 1993 accertarono "l'insanabilepregiudizio" al paesaggio e la chiara contravvenzione alle leggi vigenti, invitando il Sindaco diTrevi nel Lazio "ad adottare immediato annullamento d'ufficio delle medesime, predisponendoconseguente ordinanza di demolizione delle opere eseguite."
"Dopo venti anni ancora non si riesce a mettere la parola fine sugli abusi agli Altipiani diArcinazzo, il Comune di Trevi nel Lazio non ci risulta abbia ancora annullato le concessionirilasciate in mancanza del nulla osta paesaggistico, come la Regione aveva con chiarezzachiesto -afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Per questo abbiamo scritto ediffidato, ricostruendo tutta la vicenda, chiedendo accesso agli ultimi atti per vederci chiaro, einvitando l'Ufficio tecnico a provvedere subito, laddove i manufatti non risultino più suscettibili dicondono e acquisizione delle autorizzazioni paesistiche necessarie, come sembra del tutto evidente.
Il Comune deve con urgenza acquisire i beni al patrimonio pubblico ai fini della demolizione, scongiurando così il perpetuarsi di una lesione grave al paesaggio ed all'ambiente, procurando peraltro un vantaggio ai costruttori abusivi."
L'Ufficio stampa Legambiente Lazio
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