La notizia gira da qualche giorno nelle mail list dell'economia solidale di Pisa e finalmente è arrivata anche sulle pagine nazionali dei quotidiani: c'è un'azienda nella provincia pisana che ha detto no a una commessa militare.
L'azienda è la Morellato Energia, creata da Valerio Morellato a ventiquattro anni nel 2004 per sviluppare il settore delle energie alternative a fianco dell'azienda di famiglia che si occupa di riscaldamento e condizionamento.
Valerio crede veramente nelle rinnovabili, non è un imprenditore che ha seguito la marea nel momento del massimo sviluppo del conto energia, quando apre è un precursore: nonostante l'area pisana vanti il record del maggior numero di ricercatori per metro quadrato, la ricaduta dell'innovazione nel territorio è lenta e chi si mette i pannelli sul tetto di casa inizialmente viene visto come un originale.
Bisogna dire che sono anche loro degli "originali": ingegneri che durante le vacanze vanno in Africa a fare volontariato, lettori attenti di Valori, partecipanti attivi alla costruzione del Distretto dell'economia solidale nel pisano.
Con il primo e il secondo conto energia, tra il 2005 e il 2007, il settore fa un balzo in avanti e le due aziende di famiglia arrivano ad avere venti dipendenti, quasi tutti assunti a tempo indeterminato. Ma comincia anche la strategia disincentivante verso il solare portata avanti dai governi italiani, da sempre "sensibili" ai diktat delle sette sorelle del petrolio: fino al decreto Romani del 2011, che sterza bruscamente verso il biometano e il geotermico.
Misure che in poco tempo tagliano le gambe a quelle industrie italiane che hanno investito per produrre una serie di brevetti innovativi e ora si trovano senza più mercato.
Per la Morellato Energia vuol dire cassa integrazione a rotazione per i dipendenti e la prospettiva di licenziamenti. Quando una settimana fa arriva la richiesta di un preventivo da parte della Wass. Si tratta di una commessa per circa 30mila euro, 8-10 mila di euro di utile per una serie di interventi tra cui un sistema di raffreddamento per una vasca da 10mila litri. "E' una cifra importante - spiega Valerio - che corrisponde a quello che si potrebbe ottenere con l'installazione di 38 climatizzatori o di 12 impianti di solare termico e che ci aiuterebbe a tamponare almeno temporaneamente i problemi economici".
Una commessa che porterebbe una boccata d'ossigeno in un momento delicato. Peccato che la Wass sia la Whitehead Alenia sistemi subacquei, società del gruppo Finmeccanica che produce siluri, vicino a Livorno.
Bisogna fare una precisazione perché le province di Pisa e Livorno, che si avviano a diventare la provincia unica di Pisorno, stanno connotandosi sempre più verso la ricerca, la produzione, la formazione e la logistica militare: nel giro di pochi chilometri oltre alla Wass è insediata anche l'Agusta Westland (sempre del Gruppo Finmeccanica); nella pineta di Tombolo c'è il Cisam (Centro interforze studi applicazioni militari) a poca distanza dalla base americana di Camp Darby che è collegata per via fluviale all'aeroporto militare di Pisa - dal quale sono partiti i rifornimenti per le guerre in Iraq e in Libia - e al porto di Livorno, dove è autorizzato l'accesso ai sommergibili nucleari. I paracadutisti della Folgore hanno nella zona i loro centri di addestramento che hanno sviluppato, con la complicità dell'amministrazione Pd di Pisa, un intenso programma di iniziative di condizionamento culturale nei confronti della popolazione.
L'Università pisana e i laboratori del Sant'Anna interagiscono con questo comparto militare che gioca un ruolo sempre più importante nell'economia locale basata sul terziario (università, ospedale) e sulla piccola imprenditoria, compressa tra crisi e mancanza di credito, per la quale la conversione al militare può sembrare un'opportunità di salvezza.
Il no della Morellato assume una valenza ancora più importante se si inquadra in questa prospettiva e nel fatto che c'è una fascia attiva di popolazione cha ha percepito il disegno complessivo che muove l'economia e dice che è possibile e necessario attuare scelte che vadano in una direzione di pace e di rispetto dell'ambiente.
Per questo la decisione di Valerio è stata valutata con tutti i suoi lavoratori e condivisa con OdES (Officina dell'economia solidale di Pisa) una rete all'interno della quale si scambiano merci e servizi, un laboratorio dove si costruisce giorno dopo giorno un'alternativa al sistema.
Proprio nel maggio scorso la Morellato ha aderito al Patto DES Altro Tirreno (vedi www.respisa.org), che chiede ad imprese, consumatori/cittadini e associazioni comportamenti e scelte precise.
Dal confronto è nata la decisione: spedire una e-mail di risposta alla Wass in cui si comunica l'intenzione di non procedere con la proposta commerciale.
16 Luglio 2012
Paola Baiocchi @ baiocchi@valori.it