Nkosazana Dlamini-Zuma è la prima donna a guidare l'organizzazione: è ministro dell'Interno nel governo sudafricano di Jacob Zuma, dal quale ha divorziato nel 1998.
L'Unione Africana (UA), l'organizzazione intergovernativa che comprende buona parte delle nazioni africane, ha eletto ieri ad Addis Abeba (Etiopia) la politica sudafricana Nkosazana Clarice Dlamini-Zuma - attuale ministro dell'Interno nel suo paese - come nuovo presidente. È la prima donna nella storia della UA ad assumere un simile incarico e ha battuto di pochi voti il presidente uscente Jean Ping del Gabon. A gennaio nessuno dei due candidati aveva ottenuto la maggioranza pari a due terzi necessaria per essere eletti, consentendo così a Ping di prolungare il proprio mandato di sei mesi in attesa della nuova votazione.
Come spiega BBC, molti dei paesi in cui si parla inglese hanno preferito Diamini-Zuma, mentre i paesi dove la lingua prevalente è il francese hanno sostenuto in maggioranza Ping. L'elezione è importante perché segna la fine delle incertezze degli ultimi mesi sulla nuova presidenza, che secondo diversi osservatori avrebbero potuto indebolire ulteriormente l'Unione Africana, già in difficoltà nei rapporti con diversi stati membri.
Dlamini-Zuma ha 63 anni ed è nata nella provincia del Natal in Sudafrica, da una famiglia con otto figli. Ha studiato zoologia e botanica all'Università di Zululand e poi ha frequentato la facoltà di medicina presso l'Università del Natal. Nei primi anni Settanta aderì all'African National Congress (ANC), il partito politico fondato nell'epoca della lotta all'apartheid in Sudafrica. Fu costretta a proseguire i propri studi medici in esilio all'Università di Bristol (Regno Unito) e lavorò poi come medico nello Swaziland, dove conobbe la persona che sarebbe diventata suo marito, Jacob Zuma, l'attuale presidente dell'ANC e dal 2009 presidente del Sudafrica. Hanno avuto quattro figli e hanno divorziato nel 1998.
(Le tre mogli di Zuma)
Anche dall'estero, Dlamini-Zuma proseguì la propria attività politica e nel 1994, dopo le prime elezioni libere in Sudafrica, fu nominata ministro della Salute nel governo di Nelson Mandela. Da ministro, pose fine alle regole sulla segregazione per gli ospedali e mise in piedi un sistema base di assistenza sanitaria pubblica. La sua attività fu in parte criticata per come decise di gestire l'emergenza AIDS nel paese, adottando un farmaco meno costoso di altri e respinto da buona parte della comunità scientifica. Nel 1999 fece anche introdurre una legge per vietare il fumo in tutto i luoghi pubblici. Nell'attuale governo di Zuma è ministro dell'Interno.
All'elezione per la presidenza dell'Unione Africana ha ottenuto 37 voti su 57, sufficienti per ottenere la maggioranza del 60 per cento necessaria per essere eletta alla nuova votazione. Ha alle spalle una lunga carriera politica ed è stata tra le persone a ricoprire per più tempo incarichi ministeriali in Sudafrica. La sua elezione non è piaciuta a molti rappresentanti della UA, secondo i quali un presidente appartenente a un grande paese africano rompe la tradizione delle precedenti presidenze, solitamente affidate a personalità provenienti da paesi più piccoli per rappresentarne meglio le necessità.
Dlamini-Zuma avrà il compito di coordinare l'azione dell'Unione Africana per risolvere numerosi problemi nazionali nel continente. Tra le maggiori emergenze: nel Mali c'è un'instabilità crescente e preoccupante; nell'area orientale della Repubblica Democratica del Congo continuano le violenze e infine ci sono le grandi tensioni tra Sudan e il nuovo stato Sud Sudan, specialmente sulla gestione delle risorse petrolifere.