Emanuele Rigitano

Pdl ma soprattutto Pd stanno fallendo le loro missioni. Ovvero, il primo sta cercando disperatamente di salvare l'uomo per cui è nato, Silvio Berlusconi. Il secondo, invece, sta facendo venire i nodi al pettine. L'assemblea del Pd ha dimostrato che un partito con troppe differenze, che non vuole affrontare, il prima o poi ne paga le conseguenze. Chiamandosi democratico bisogna dire che è fatto grave quello di decidere di non mettere al voto un ordine del giorno (odg), tentando anche di motivare nei più sparati modi il perché di questa decisione, avvenuta dal presidente Rosi Bindi.

I fatti sono due: le primarie rimandate a una data da destinarsi ma soprattutto le unioni civili. C'è chi, nel Pd, vorrebbe i matrimoni gay, disposto però anche a un compromesso che però abbia la linea progressista come in altre parti d'Europa. C'è chi, invece, proporrebbe al massimo i Dico, quello che tentarono di fare nell'ormai lontano 2006 (e non riuscirono).

L'Odg votato dai mille delegati era sui diritti in generale, con un paragrafo sui diritti delle coppie di fatto e delle unioni gay. Al di là di chi attacca e di chi si difende, va detto che nel testo si fa riferimento a parità delle coppie di fatto e di quelle omosessuali. Questa è una frase ambigua perché se a prima vista può significare un ampio riconoscimento di queste coppie, parificandole, in realtà non si fa riferimento a quali diritti. In questo caso la quantità conta, anche perché manca l'oggetto vero del paragone: il matrimonio.

Il Pd, che con il segretario Bersani spesso ha fatto riferimento ai socialisti francesi e ai socialdemocratici tedeschi, non riesce nemmeno a proporre qualcosa che sia vicino ai Pacs transalpini, quando ormai il centrodestra europeo garantisce il riconoscimento delle coppie di fatto, etero e gay, e in alcuni casi anche i matrimoni omosessuali.

Questa vicenda penso che rappresenti solo l'inizio di un processo negativo, di lotte intestine e guerriglie che potrebbe mettere in crisi il Pd stesso. Una situazione tafazziana, visto che ancora oggi un'alleanza Pd-Sel-Idv avrebbe la maggioranza numerica secondo i sondaggi.

La situazione a tratti fantozziana di Bersani e del Pd è data probabilmente dalla volontà di inglobare Casini e l'Udc nell'alleanza, che evidentemente non potrà appoggiare matrimoni gay o riconoscimento sociale delle coppie di fatto al di fuori del matrimonio tradizionale.

E su questo punto mettono il dito nella piaga Beppe Grillo (che finora non si era espresso sulla materia) e Di Pietro, che chiede ai laici Pd di votare la proposta Italia dei Valori sui matrimoni gay. Incredibile che Grillo si sia svegliato proprio ora, come al solito cerca i momenti giusti per tirare fuori dal cilindro qualcosa di nuovo e rosicchiare consensi un po' ovunque. La domanda è: ma il Movimento 5 stelle è d'accordo? Hanno discusso e votato sull'argomento? Io non credo ci sia consenso unanime sinceramente.

L'Italia è molto indietro sul riconoscimento dei diritti civili. Da una coalizione che si dice progressista ci aspettiamo però, dopo tanti anni di attesa, uno slancio e un po' di coraggio, a costo di mettere in discussione qualsiasi rapporto con i democristiani di Casini.
Altrimenti non si capisce a cosa possa servire il Pd. A parte andare al potere intendo.

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