Raccolti ai minimi storici nel Midwest. Incubo di una crisi alimentare mondiale.
MAURIZIO TROPEANO
Le conseguenze dell'effetto domino sulle tasche dei consumatori e sui redditi degli agricoltori, in particolare gli allevatori, si conosceranno solo fra un po'. Quel che è certo è che il riscaldamento globale (la grande siccità che sta sconvolgendo il Midwest americano e le alluvioni che hanno colpito Russia, Kazakstan e Ucraina) rischia di portarsi dietro effetti diretti sulla catena alimentare. Resta da capire se il combinato tra prezzi alle stelle e il calo di produzione di mais, cereali e grano si porterà effetti analoghi a quelli dell'anno scorso.
Gli aiuti della Casa Bianca
Il governo americano ha provato a metterci una toppa autorizzando una serie di aiuti per le 1016 contee statunitensi del Midwest che secondo Washington sono state colpite da disastro naturale». Prestiti con interessi agevolati dovrebbero servire per superare i danni in 26 stati. «Dobbiamo essere consapevoli del fatto che la siccità e le condizioni climatiche hanno duramente colpito gli agricoltori americani», ha spiegato il segretario Tom Vilsack. Il timore del governo Usa è che alla fine ci potrebbe essere un effetto anche negativo sull'inflazione per l' incremento dei costi di mantenimento del bestiame.
Primavera araba finita, prezzi su
Nel 2011 si parlò degli effetti negativi dei rincari sulle rivolte della primavera araba ma, pacificata o quanto meno sedati i rischi di conflitto in quelle aree, i timori di un'impennata generalizzata dei prezzi resta alta. Perché? Secondo Coldiretti pesano anche « i cambiamenti strutturali come ha evidenziano l'ultimo rapporto Ocse-Fao secondo il quale la produzione agricola dovrà crescere del 60% nei prossimi 40 anni per far fronte all'aumento della popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spingono al maggiore consumo di carne».
I rincari, dunque, potrebbero interessare non solo il prezzo degli alimenti a base di cereali ma anche delle carni e dei latticini. Gli ingredienti dei mangimi animali, infatti, sono tutti schizzati verso l'alto, raggiungendo prezzi da primato. Il 13 luglio il mais ha toccato il record storico di 794 cents per bushel; i semi di soia ci sono arrivati all'inizio della scorsa settimana mentre da quasi un anno il frumento è al massimo al Chicago Board of Trade.
Le riserve stanno già diminuendo
Il problema è che i rincari non si osservano solo sui mercati dei futures dove «giocano» gli speculatori. L'indice elaborato dall'International Grain Council su un paniere di prezzi all'esportazione di cereali e semi è tornato ai livelli dell'estate del 2008 quando l'escalation dei prodotti sfociò in una grave crisi alimentare.
La Fao, per ora, non può che rivedere al ribasso le stime della produzione mondiale: 23 milioni di tonnellate per i cereali, 25 per il mais e due per il grano. In diminuzione anche gli stock: 12 milioni. Decrementi che rischiano di tradursi in un minor accumulo di scorte globali entro la fine del 2013.
L'incognita della domanda
Il rally delle quotazioni sembra aver colto di sprovvista molti grandi importatori. Con le scorte in calo gli esperti non escludono la possibilità che al primo ribasso possa scattare una corsa all'acquisto. Alcuni giornali economici (il Sole 24 ore in Italia) portano ad esempio il caso del Giappone, primo acquirente mondiale di mais, che non si sarebbe ancora assicurato le forniture per il quarto trimestre e presto dovrà procurarsi 4/5 milioni di tonnellate di cereali.