Secondo un rapporto dell'Ilo quasi un milione di persone sono vittime di sfruttamento sessuale o lavoro forzato.

Molti i bambini costretti ad attività illecite e in particolare all'accattonaggio

Nell'Unione europea ci sono quasi un milione di persone, in maggioranza donne, in condizione di schiavitù, sfruttate sessualmente (270.000) o costrette a lavori forzati (670.00). Lo denuncia una ricerca dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale si tratta in prevalenza di donne provenienti dall'Asia, dall'Africa e dall'Europa centrale e sudorientale, mentre le vittime del lavoro forzato, secondo l'analisi dell'Ilo, sono soprattutto cittadini comunitari. I settori in cui il fenomeno è più presente sono l'agricoltura, il lavoro domestico, il manifatturiero e le costruzioni. La ricerca dell'Ilo riporta anche molti casi di adulti e di bambini costretti a esercitare attività economiche illecite o informali, in particolare l'accattonaggio. iI direttore del programma dell'Ilo per combattere il lavoro forzato, Beate Andrees, presentando il rapporto, ha espresso preoccupazione che il fenomeno «cresca ancora durante la crisi economica che rende le persone maggiormente vulnerabili a tali abusi».

L'Ilo ricorda peraltro che negli ultimi anni gli Stati dell'Unione europea si sono progressivamente dotati di un approccio più globale alla tratta di persone per sfruttamento sessuale e al lavoro forzato. Tuttavia, alla luce di dati tanto impressionanti sul persistere del fenomeno, invita ad incrementare gli sforzi. «Non vengono tuttora perseguiti in modo adeguato gli individui responsabili di tante sofferenze inflitte a un numero così alto di persone. Ci vuole un cambiamento», ha detto Andrees.

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