L'11 luglio la Bosnia ricorda il massacro del 1995, quando Ratko Mladic e Radovan Karadzic comandarono le loro truppe nella prima "zona protetta" dall'ONU della storia, Srebrenica, un'enclave musulmana nella parte orientale del Paese.

Qui circa 8.000 bosniaci, uomini e adolescenti, furono uccisi dalle forze serbe di Bosnia. Il diciassettesimo anniversario della strage è segnato dall'attività della Corte penale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia. Il conflitto che segnò la fine della Repubblica federale fondata da Tito costò la vita a 100 mila persone.

Ripresa del processo Mladic

Questo tribunale ha dichiarato che a Srebrenica i serbo-bosniaci perpetratrono un "genocidio" e faticosamente, con intoppi dovuti a vizi di forma e altri problemi, sta cercando di perseguire i loro comandanti militari per crimini di guerra e contro l'umanità.

Il 9 luglio è ripreso a L'Aja il processo Mladic. Ha parlato il primo testimone dell'Accusa, il 34enne Elvedin Pasic, che sopravvisse nel 1992 all'esecuzione di circa 150 persone a Grabovica, nella Bosnia settentrionale. Le audizioni dei teste andranno avanti fino al 20 luglio, quando inizierà la pausa estiva per la Corte.  

"Un dolore insopportabile"

La commemorazione ufficiale del genocidio prevede la sepoltura di 520 vittime, che sono state riesumate dalle fosse comuni negli anni passati. Ogni anno questi morti vengono onorati nel Memoriale di Potocari. Fino a oggi le vittime inumate sono state 5.137.

E' previsto l'arrivo a Potocari di almeno trentamila persone, molte delle quali traumatizzate per la perdita dei loro congiunti e per la violenza con cui è avvenuta. Sevdjia Halilovic, venuta a commemorare il padre, dichiara piangendo a un giornalista di Le Monde: "E' un dolore senza fine. E ogni volta che arriva l'11 luglio, si fa insopportabile".

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