Per la terza volta negli ultimi mesi, Kofi Annan è tornato ieri a Damasco per colloqui con il presidente siriano Bashar Al Assad. L'inviato speciale di Lega Araba e Nazioni Unite continua a cercare la strada per una soluzione politica della crisi sebbene in un'intervista al quotidiano francese Le Monde pubblicata sabato abbia ammesso che gli sforzi finora fatti si sono rivelati infruttuosi.
 
Nella stessa intervista, Annan ha però sottolineato che la strada del dialogo non è chiusa e che le chiavi sono in mano alla comunità internazionale considerata nel suo insieme. La Russia da sola, ha detto Annan, non può rappresentare la soluzione, pur essendo strettamente alleata della Siria. Secondo l'inviato occorre che anche i paesi del cosiddetto Gruppo degli Amici della Siria si adoperino in un'ottica di più ampia collaborazione internazionale all'interno della quale sarebbe irrealistico non coinvolgere l'Iran, importante attore regionale.

In dichiarazioni rilasciate ieri alla stampa, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha parlato a sua volta di "una situazione significativamente deteriorata". Il massimo responsabile delle Nazioni Unite ha sottolineato che le violenze stanno assumendo "un preoccupante carattere settario", ha invitato la comunità internazionale a esercitare pressioni attraverso il Consiglio di sicurezza e il Gruppo d'azione per la Siria (riunitosi per la prima volta a fine giungo a Ginevra).

Dalla Siria le notizie che arrivano continuano però a evidenziare il sempre più marcato aspetto militarizzato della crisi. Secondo l'opposizione, soltanto ieri una sessantina di persone sono state uccise in diverse zone del paese mentre nei dintorni di Damasco si sono verificati pesanti scontri fra forze governative e ribelli dell'Esercito siriano libero.

L'agenzia di stampa Sana ha dato ampio spazio a esercitazioni militari tenute in Siria negli ultimi due giorni, mentre quella turca sottolinea la tensione alla frontiera tra i due paesi ormai a livelli molto alti dopo l'abbattimento di un caccia turco e la modifica delle regole di ingaggio, in chiave offensiva, decisa da Ankara.
 
E come in tutti gli scontri che si rispettano sono sempre i più piccoli e i più vulnerabili ad avere la peggio. Le Nazioni Unite affermano che ad oggi almeno 500 bambini siriani sono stati uccisi nelle violenze in corso, mentre centinaia sono stati feriti, arrestati o hanno subito abusi. Le scuole sono chiuse, alcuni centri sanitari sono inaccessibili o sono diventati troppo pericolosi da raggiungere per le famiglie. «Ogni giorno, dagli schermi delle nostre televisioni ci vengono mostrate immagini strazianti e storie di bambini in Siria» ha ricordato Maria Calivis, Direttore UNICEF per Medio Oriente e Nord Africa. La Calivis ha sottolineato che i bambini non sono risparmiati dalla violenza che sta sopraffacendo la Siria ormai da un anno.. «Non ci sono dubbi sul fatto che la stragrande maggioranza dei bambini siriani sarà segnata da questa crisi, sia dal punto di vista fisico che psicologico.» Su 30.000 rifugiati fuggiti dalla Siria verso Giordania, Libano e Turchia, una larga parte sono donne e bambini.

(Fonte: Misna e Unicef.it)

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