dalla Cop 10 di Buenos Aires Daniele Calza Bini* Durante la sessione di apertura della Cop10 Joke Waller-Hunter, segretario esecutivo della Convenzione sul Cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Unfccc), è stata riconfermata nel suo incarico per altri tre anni. Nel suo discorso Joke Waller-Hunter ha celebrato due storici eventi: il decimo anniversario della convenzione e la prossima entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. Il segretario Waller-Hunter non ha citato esplicitamente gli Stati Uniti, ma era evidente il riferimento quando si è soffermata sulla necessità che «tutte le parti di questo processo decennale continuino a lavorare insieme, pur con tempi e metodi differenti, in una direzione comune» ricordando che nel corso del 2005 dovranno essere definiti gli impegni per il dopo 2012. Il momento per avviare la discussione è senza dubbio questo e il luogo è Buenos Aires, aggiungiamo noi. Secondo l'Unfccc, tra il 1990 e il 2000 le emissioni a livello globale sono diminuite del 6,6%, anche se quasi il 40% di questa riduzione è avvenuto in paesi con economie in transizione. Nei paesi industrializzati le emissioni sono cresciute del 7%, con una consistente responsabilità del settore trasporti. Qui a Buenos Aires tutti sembrano concordare su un punto: uno dei temi cruciali che andranno affrontati nel prossimo futuro è la riduzione delle emissioni causate dall'aviazione internazionale. La Waller-Hunter ha sottolineato che compito di questa Conferenza delle parti sarà quello di definire i ruoli e le misure necessarie per l'adattamento agli impatti causati dal cambiamento climatico. Come dichiarato anche dal presidente della Cop, il ministro della sanità e dell'ambiente argentino, Gines Gonzalez Garcia, «sono oramai sempre più frequenti i fenomeni atmosferici estremi». E questi rappresentano il segnale che «il cambiamento climatico è in atto e che quindi non basta cercare di invertire questo processo: bisogna predisporre delle effettive misure di adattamento». Fondamentle da questo punto di vista il ruolo della cooperazione internazionale a supporto dei paesi in via di sviluppo, che risentono maggiormente delle conseguenze di questi fenomeni. Il Global environment facility (Gef, un meccanismo finanziario di cooperazione internazionale per assistere i paesi in via di sviluppo nelle attività di salvaguardia dell'ambiente globale) dispone già di fondi per l'adattamento, ma sarà necessario incrementare globalmente la capacità finanziaria per interrompere il proccupante fenomeno di diversione di risorse dalla cooperazione allo sviluppo ufficiale. Quasi tutti gli interventi dei capi-delegazione in plenaria (tra cui molto deciso quello della Tanzania in nome dei paesi meno sviluppati) hanno ribadito che i disastri ambientali riconducibili al cambiamento climatico sono in aumento e che quindi l'adattamento è questione cruciale. Numerosi interventi hanno espresso gratitudine e apprezzamento alla Russia per la firma del Protocollo di Kyoto, aggiungendo l'insistente invito agli Usa a riconsiderare la loro posizione. Il rappresentante dell'Olanda in quanto presidente di turno, ha parlato a nome dell'Unione Europea (e per la prima volta anche a nome di Bulgaria, Romania e Turchia) impegnandosi a contenere l'aumento della temperatura globale sotto ai 2 gradi centigradi. Nel pomeriggio i due organi tecnici della convenzione hanno nominato i vari moderatori dei tavoli di discussione che lavoreranno per tutta la durata della settimana, fino alla conclusione dei lavori, il 17 dicembre prossimo. *Dipartimento internazionale di Legambiente La Nuova Ecologia, 7 dicembre 2004

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