Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, nel corso del suo 21° meeting lo scorso 5 luglio, ha riconosciuto ufficialmente come diritto fondamentale dell'uomo l'accesso a Internet e la libertà di espressione on line. Una risoluzione però non vincolante: la realtà è tutta un'altra storia..

di Francesca Mannino

"Ogni essere umano ha diritto a vedersi riconoscere on line gli stessi diritti che gli sono riconosciuti off line a cominciare proprio dalla libertà di manifestazione del pensiero": queste le parole della risoluzione A/HCR/20/L.13 approvata il 5 luglio dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Un documento non vincolante firmato da tutti  i 47 membri del Consiglio, compresi i rappresentanti di paesi notoriamente inclini alla censura, come la Cina e Cuba.

L'importanza della risoluzione sta nel fatto che essa rappresenta un cammino verso la democrazia 2.0 per quei paesi che hanno ostacolato e continuano a ostacolare l'accesso e l'utilizzo di Internet come strumento di circolazione delle idee e delle informazioni.

La Cina si è mostrata favorevole alla ratifica, chiedendo però "il libero flusso di informazioni su Internet e la sicurezza di questo, che sono condizioni reciprocamente dipendenti". Una via per sottolineare l'intenzione del suo governo a non abbandonare il controllo dell'informazione e allentare l'imponente sistema di censura on line. Il delegato cinese, Xia Jingge, ha dichiarato espressamente presso il Consiglio come il  suo paese non abbia intenzione di abbattere la "Grande Muraglia digitale".

Nonostante anche Cuba abbia ratificato, è noto invece che per connettersi a Internet nel paese bisogna avere una autorizzazione speciale. L'unico accesso alla rete mondiale avviene attraverso costose e lente connessioni satellitari, anche se Fidel Castro  ha dichiarato "Internet ha messo nelle nostre mani la possibilità di comunicare con il mondo".

Recentemente invece il governo di Addis Abeba, in Etiopia, ha criminalizzato l'uso di Skype  e simili che utilizzano un provider non autorizzato: basterà una sola chiamata per rischiare fino a 15 anni di prigione. Il motivo? Misure adottate per la tutela della sicurezza nazionale e del monopolio detenuto da Ethio Telecom, unico provider d'Etiopia.

In Siria, l'accesso alla rete Internet e le reti di telefonia mobile risultano bloccati da giugno nelle zone di Douma e Harasta a Damasco: questo è quanto riferito su Twitter dai Comitati di coordinamento locale presenti nel paese.

Ma è anche vero che movimenti come la Primavera Araba lo scorso anno hanno trovato proprio nella possibilità di espressione in Internet la linfa per crescere, alimentando nel contempo la volontà di cambiamento in Medio Oriente.

...Intanto la risoluzione ci dice che Internet è un diritto. Ma la realtà, è tutta un'altra storia.

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