La Commissione Europea ha lanciato una consultazione pubblica sugli stage per arrivare a una regolamentazione o almeno una carta europea per stage di qualità. LSDP ha deciso di rispondere alla consultazione: gli stage sono diventati l'emblema stesso di una generazione che ha visto tutti i costi della flessibilità del lavoro senza godere granché dei vantaggi. Lo stage da occasione preziosa per conoscere il mondo del lavoro è diventato la sola opportunità che pare disponibile una volta laureati. Come una volta ha sinteticamente riassunto Beppe Servegnini, "l'Italia è una repubblica fondata sugli stage".

Tuttavia, non si tratta di un destino ineluttabile. Crediamo che siano sufficienti alcuni criteri minimi, che possono essere unanimente condivisi senza distinzioni politiche per diminuire l'abuso degli stage e aumentarne l'utilità formativa. Quali sarebbero questi principi minimi? Durata massima di sei mesi, remunerazione minima di un terzo del salario stabilito nel contratto collettivo, convenzione scritta con le università o scuole e obiettivi formativi chiari.

Ma noi vorremmo di più: limite all'uso di stagisti (non più del 10% dei lavoratori impiegati nel team o divisione in cui è inquadrato lo stagista), incentivi all'assunzione e soprattutto controlli e sanzioni per chi sgarra. Inoltre, idealmente vorremmo vietare gli stage dopo la fine degli studi o almeno limitarli a massimo un anno dopo la laurea.

Qui trovate la risposta alla consultazione pubblica preparata da LSDP. Potete inserire i vostri commenti direttamente nel documento (Inserisci>Commenta) oppure scriverci a segreteria [at] lospaziodellapolitica.com. Mercoledì la invieremo alla Commissione Europea tenendo conto, nel caso, dei vostri appunti.

E intanto vi riproponiamo anche l'intervista a Emilie Turunen, 28 anni, deputata europea dei Verdi che nel 2010 ha curato un rapporto sulla disoccupazione giovanile e gli stage in Unione Europea approvato all'unanimità dal Parlamento Europeo.

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