Esce in questi giorni l'ultimo libro del generale Mini "Perchè siamo così ipocriti sulla guerra", edito da Chiarelettere. Un'occasione per riflettere sulla guerra, al di là degli aspetti eroici o drammatici, analizzando "'l'inganno della politica che deve dettare le condizioni della guerra e fissarne gli scopi". Una confusione di ruoli tra l'azione militare e quella umanitaria che va rivista...

di Francesca Mannino

Milioni di euro investiti, 750 mezzi tra cui carri armati, camion e ruspe, 30 velivoli di cui 4 caccia-bombardieri e l'ennesimo funerale pochi giorni fa. Una guerra già conclusa per molti: allora perchè ancora ci sono 4200 militari italiani in Afghanistan? Non si crede più nella motivazione di combattere il terrorismo globale. "E' una guerra che stiamo combattendo con onore a fianco degli americani, fingendo di non vedere che l'hanno già perduta. Sembra che ci sia un pretesto per continuarla", dice il generale. Mini, 69 anni, autore del volume "Perchè siamo ipocriti sulla guerra" (edizione Chiarelettere 2012) è stato capo di stato maggiore del Comando Nato per il sud Europa, ha guidato dal gennaio 2001 il Comando interforze delle operazione nei Balcani e, dall'ottobre 2002 all'ottobre 2003, è stato comandante della forza internazionale di pace a guida Nato in Kosovo.

Oggi 4 luglio a Roma, in occasione della presentazione del suo libro, il generale Mini insieme a Nino Sergi, presidente Intersos, fa una riflessione sull'ipocrisia alla base di alcune operazioni di guerra, oggi chiamate "missioni di pace", che creano una confusione di ruoli rispetto agli interventi delle organizzazioni umanitari operanti in Afghanistan.

Afferma Sergi << Ognuno deve fare il proprio mestiere. Come dice Mini nel suo primo libro Soldati(2008), i militari facciano i militari, i civili facciano i civili. Il militare non può fare attività di tipo umanitario, come costruire un pozzo o dar da mangiare, così confonde sia le attività di noi ong, sia gli stessi civili in loco. Ci siamo sentiti molte volte dire da alcuni di loro "ma voi chi siete, quelli di ieri?". E' una situazione che sta diventando poco sostenibile. I militari italiani cercano di 'tenersi buona' la popolazione. Ma perchè? A che scopo, visto che sta nascendo un dialogo tra afgani e talebani? Come afferma Mini nel suo libro, la guerra in Afghanistan oggi nasconde falsità e tanta ipocrisia. Questo libro vuole anche fare da appello al governo italiano a far chiarezza, che deve analizzare e riguardare per bene ogni anno i decreti missione. Ben 4200 militari italiani è un numero troppo elevato. Per ogni militare ucciso io porto grande rispetto e vado sempre ai funerali a Roma, ma credo che credo che c'è una grande retorica dietro la parola 'l'eroe di guerra' in Afghanistan, proprio poichè il conflitto oggi è quasi concluso. Un'ipocrisia di guerra che vede impiegate persone, armamenti, industrie, fornitori, pezzi di ricambio.. E tangenti>>


Quando

Mercoledì 4 luglio, dalle 17,45 alle 19,30

 Dove

Sala Sterlin Arush, in via Aniene 26/A, Roma

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