Giovani e associazioni sui terreni di Pignataro Maggiore "Non ci fermiamo".
Ieri mattina più che le fiamme mafiose ardeva la passione civile. Sui terreni confiscati alla camorra, in provincia di Caserta, che proprio ieri notte sono state in parte distrutti da un incendio doloso, oggi si sono ritrovati in tanti. Da i referenti, locale e regionale, di Libera in Campania, ai cooperatori, volontari e cittadini che hanno preso parte alla raccolta del grano non avvolto dalle fiamme. Ore dieci. Lo scenario è desolante, specialmente se si considerano i precedenti. Altri terreni confiscati, in Sicilia e in Puglia, sono stati dati alle fiamme. Arriva la trebbiatrice. Si comincia a raccogliere il grano non distrutto dal fuoco doloso che nottetempo è stato appiccato sulle "Terre di Don Peppe Diana".Lo scenario subito cambia. Un campo di grano bruciato diventa il luogo dal quale ripartire. Un nuovo avamposto della resistenza antimafiosa in Campania.
"Non è possibile - ha dichiarato infatti Valerio Taglione, referente provinciale di Libera Caserta - che qualcuno pensi ancora di intimidirci e non è pensabile che ce ne staremo zitti e buoni lasciando che anni di impegno e di lotta per il riscatto sociale di questa Provincia vengano gettati al vento. La cooperativa ed i soci - ha detto ancora Taglione - non sono mai stati soli e mai lo saranno, perché come loro e con loro abbiamo la responsabilità etica e morale della memoria e dell'impegno, nell'ottica di una produzione sociale capace di essere alternativa ed antidoto dell'economia criminale". E già perché quello delle cooperative, in provincia di Caserta, è il risultato di anni di lavoro e di impegno nel campo dell'antimafia e dell'economia sociale. Non solo terreni, ma anche immobili che sono stati riutilizzati socialmente grazie alla costituzione di cooperative che oggi offrono servizi indispensabili a favore delle fasce più deboli della popolazione. In beni che sono stati confiscati alla camorra.
Se oggi questi beni sono attaccati così duramente significa forse che si sta percorrendo la strada giusta. Il lavoro di tante associazioni e di tante cooperative sta, nei fatti, mettendo in discussione un modello sociale ed economico di consenso facendo, questa volta si, terra bruciate attorno ai clan e le organizzazioni criminali in generale. Di questo avviso, infatti, è Geppino Fiorenza, referente regionale di Libera Campania, anch'egli presente a Pignataro Maggiore in località Cento Moggi. "Imprescindibile - ha detto Fiorenza - la difesa del riutilizzo sociale dei beni confiscati che così gestiti hanno un enorme rilievo sia economico che sociale. Ieri mattina - ha detto ancora Fiorenza - eravamo tutti sui terreni di Pignataro, insieme ai giovani cooperatori con la trebbiatrice a testimonianza di una resistenza unitaria sui territori."
La raccolta del frumento non è stata, certamente, soltanto simbolica. Su trentatré ettari di terreno, infatti, circa diciannove erano coltivati completamente a grano. L'incendio ha devastato almeno il sessanta percento della coltivazione per una stima dei danni che ammonta a cinquemila euro. Nonostante questo, però, ieri sera, oltre le venti, i cooperatori sono rimasti a lavorare su quelle terre consentendo la partenza di due camion carichi di grano trebbiato. Due camion pieni di quel grano non danneggiato che diventerà quella pasta che oggi noi conosciamo come i "Paccheri di Don Peppe Diana".
"Oggi abbiamo della cenere sui nostri campi segno di un danno economico ma soprattutto sociale - ha detto Roberto Fiorillo, l'agronomo della cooperativa "Le Terre di Don Peppe Diana" - ma questa cenere, in verità, fertilizzerà il terreno e lo renderà ancora più produttivo il prossimo anno".