L'instabilità politica e la morsa degli integralisti di Al Shabaab rappresentano ancora un ostacolo alla ricostruzione e alla pacificazione del Paese. Il capo profughi di Dadaab, in Kenia, continua ad essere l'indicatore della situazione disperata della popolazione somala. Nel frattempo, la nuova costituzione parla di una sola religione: l'islam.
di CARLO CIAVONI e SHUKRI SAIDROMA
Gli orizzonti somali continuano ad essere oscurati da un'instabilità politico-istituzionale (che sembra far gioco a molti), da una povertà estrema diffusa in vasti settori della società, dall'assenza di prospettive di sviluppo concreto e dalla pressione continua e minacciosa delle formazioni integraliste islamiche, rappresentate dagli Al Shabaab. Tanto è vero che, non più tardi di qualche giorno fa, il capo dei miliziani, Aw-Ahmed Abdi Godane, conosciuto con il nome di Sheikh Mukhtaar Abuu Zubeyr, in un messaggio video ha annunciato che il suo gruppo continuerà la guerra santa contro le forze governative somale e l'Unione africana, fino all'avvento di un governo islamico in Somalia e in tutto il Corno d'Africa. Godane ha auspicato poi che il governo islamico sia "l'ombrello per tutti i musulmani della regione". Infine ha accusato di "interferenza grave" le agenzie umanitarie, le Ong e i governi occidentali in Somalia che introdurrebbero scorte alimentari "obsolete" per "danneggiare le risorse economiche e le aziende agricole della Somalia".
Quattro cooperanti rapiti e 17 morti. Nel frattempo si apprende che quattro persone che lavorano per l'Ong norvegese NRC 1 sono state rapite nel Campo Info II°, non distante da Dadaab, il più grande campo profughi del mondo al confine con il Kenya, dove sopravvivono 400 mila profughi, in uno spazio che potrebbe accogliere al massimo 90.000 persone; 220 mila sono minorenni, più della metà ha meno di 12 anni. Nello scontro è deceduto l'autista keniota. L'insicurezza per i cooperanti ha pesanti ripercussioni negative sui rifugiati somali nei campi profughi che li ospitano. Sempre in Kenya, vicino al confine con la Somalia, nella cittadina di Garissa, un attacco a due chiese cattoliche attribuito agli Shabaab, ha provocato diciassette morti e circa cinquanta feriti tra cui alcuni gravissimi, di cui si riferisce in altra parte del sito. Un attacco, questo, che segue quelli nel Nord della Nigeria a conferma, come ha detto il Portavoce del Vaticano Padre Lombardi, che la religione viene strumentalizzata a fini eversivi.
"Una sola religione: l'Islam". Sull'onda dei sussulti integralisti di Al Shabaab e dei loro continui attacchi, si stanno completando le operazioni di riscrittura della nuova Costituzione, la cui bozza finora conosciuta sembra perentoria nel non ammette altro culto all'infuori delI'Islam. Ad affermarlo è stato il premier somalo, Abdiweli Mohamed Ali, sottolineando che ''l'Islam è la religione di stato''. Tuttavia, ha aggiunto, ''si tratta di un testo provvisorio che verrà aggiornato, adattato, e se tutto andrà bene, prima del voto di approvazione potrà diventare più tollerante. La Somalia vuole una società basata sullo stato di diritto, sui diritti umani, compresi quelli delle minoranze religiose'', ha aggiunto il premier esprimendo l'auspicio comune che sia ''assicurato uno spazio chiaro, preciso, adeguato, al rispetto dei diritti umani, alle libertà religiose e di credo e alla dignità della persona''.
"L'Italia sta facendo la sua parte". ''La Somalia si avvicina alla data storica del 20 agosto, una linea di demarcazione dopo otto anni di transizione e la prospettiva di un governo e un parlamento in un regime costituzionale definito e inclusivo''. Lo ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi in conferenza stampa con il premier somalo Abdiweli Mohamed Ali alla Farnesina, nell'ambito del Gruppo di Contatto sulla Somalia. L'Italia sta facendo la sua parte per assicurare alla Somalia un futuro di stabilità e prosperità dopo 20 anni di guerra, ha spiegato Terzi. Innanzitutto, sul fronte della sicurezza, con un finanziamento da 2,6 milioni di euro per l'assistenza e la formazione delle forze di sicurezza somale. In particolare, con l'Unione Africana si sta studiando un primo modulo di addestramento di circa 200 poliziotti da parte dei nostri carabinieri per l'antiterrorismo ed il contrasto alle basi logistiche a terra dei pirati.
Il nuovo dizionario della lingua somala. Nel frattempo, non si fermano tutti i tentativo di ricostruzione di un'identità nazionale in somalia, che superi l'endemica e profonda divisione clanica del paese, devastato da vent'anni di guerra. Un nuovo dizionario della lingua somala è stato presentato oggi alla Farnesina, nell'ambito della riunione del gruppo di contatto sulla Somalia. Il dizionario contiene circa cinquantamila parole ed è il risultato di ''un grande lavoro tra ricercatori somali e italiani'', ha spiegato la curatrice Annarita Puglielli, sottolineando che ''il volume rappresenta, a 40 anni dalla scrittura della lingua somala, uno strumento fondamentale verso la sua standardizzazione. Il progetto è stato realizzato dall'Università Roma Tre.
I tempi e l'itinerario della road map. Tuttavia, nonostante i ripetuti tentativi di prorogarne le tappe, la road map adottata lo scorso dicembre per far uscire la Somalia dalla transizione sembra rispettare i tempi e l'itinerario. In vista della scadenza del prossimo 20 agosto, in cui le istituzioni federali di transizione che reggono il Paese dal 2004 dovranno cedere definitivamente il passo ad una nuova governance, si infittiscono le riunioni e gli incontri dei Paesi che nell'ambito dell'ONU hanno assunto l'impegno di aiutare la Somalia a superare i suoi ormai 22 anni di guerra civile.
Ben 45 delegazioni. In questo delicatissimo momento per il Paese del Corno d'Africa, si è riunito per due giorni alla Farnesina il Gruppo Internazionale di Contatto sulla Somalia, con la partecipazione di circa 45 delegazioni con il Rappresentane delle Nazioni Unite per la Somalia, Ambasciatore Augustine Mahiga, che è giunto a Roma sabato notte, in tempo per festeggiare con l'Ambasciatore somalo in Italia Nur Hassan Hussein, la festa dell'indipendenza del primo luglio. Assieme al nostro Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, hanno presieduto i lavori i capi delegazione di Norvegia e Stati Uniti, coopresidenti del Gruppo di Contatto. I lavori sono stati seguiti anche dall'Ambasciatore italiano per la Somalia Andrea Mazzella, che ne ha curato l'evento assieme all'UNPOS 2, l'ufficio delle Nazioni Unite per la Somalia.