Sul breve periodo Monti è considerato una garanzia. Ma fanno paura ai rigoristi le fiammate anti-europeiste di Berlusconi e Grillo. La Germania e gli altri Paesi a lei vicini vogliono vincolare anche le misure anti-spread alla sorveglianza di una "troika" sul Paese assistito.
di ANDREA BONANNI
BRUXELLES - "Abbiamo salvato il principio che non ci saranno interventi di sostegno senza condizionalità". Angela Merkel ha così giustificato davanti al Bundestag le concessioni fatte alle richieste di maggiore solidarietà venute da Italia e Spagna sia nell'aiuto alle banche sia nella creazione di un meccanismo anti-spread. In modo un po' ellittico, la Cancelliera ha toccato la sostanza del problema.
Il problema complica non poco la discussione sulle misure da mettere in atto per far fronte alla crisi dei debiti sovrani. Il fatto è che il dibattito si sta svolgendo su due piani paralleli: uno esplicito, che riguarda i passi da compiere per calmare i mercati e garantire la solvibilità dei debiti pubblici accumulati dai governi; l'altro implicito, che riguarda la credibilità dei Paesi nei loro impegni a rispettare la tabella di marcia di risanamento che si sono imposti. E su questo secondo piano, il grande punto di domanda che in questo momento preoccupa le cancellerie europee, e in particolar modo quella tedesca è, ancora una volta, l'Italia.
Intendiamoci, nessuno, e tanto meno la Cancelliera, mette in dubbio la determinazione di Mario Monti nel portare a termine le riforme annunciate. Una determinazione dimostrata dai fatti. L'Italia sarà uno dei pochi Paesi europei a riportare il proprio bilancio in equilibrio strutturale nel 2013. Il problema che angoscia i tedeschi, e con loro i finlandesi, gli olandesi, gli austriaci, e tutti i Paesi "virtuosi", è il dopo-Monti.