Salamandre e rane, addio. La notizia è stata diffusa ieri durante il sedicesimo congresso della Società italiana di ecologia, organizzato a Viterbo dall'Università della Tuscia, al quale hanno partecipato scienziati di tutto il Mondo: a causa delle attività umane, e in primo luogo dell'effetto serra, dagli stagni del Lazio stanno scomparendo numerose specie di anfibi. «Nel Lazio - ha detto il professor Giuseppe Nascetti, direttore del Dipartimento di ecologia dell'ateneo viterbese - si stanno perdendo alcune delle diversità ecologiche. Stanno scomparendo infatti molti ecosistemi ed anche specie animali e vegetali. E tra i vertebrati i più colpiti sono certamente gli anfibi». Un declino, quello degli anfibi, che rappresenta un indicatore importante sulla salute della biosfera ma che non riguarda solo il Lazio: a livello globale, è emerso durante il convegno, la perdita di mammiferi è del 23%, di uccelli del 12%, di anfibi (rane, rospi e tritoni) del 43%. La causa starebbe innanzitutto nell'innalzamento della temperatura globale: durante il convegno è emerso come sia stato toccato il picco storico degli ultimi 400 mila anni della presenza di anidride carbonica. E che l'Italia, nonostante abbia sottoscritto il protocollo di Kyoto che la vincolavano a ridurre le emissioni del 7%, le ha aumentate del 13%.«Questo vuol dire - ha sottolineato Nascetti - che l'Italia è fuori dei limiti del 20 percento. Questo ci obbligherà, secondo gli accordi di Kyoto, ad acquistare come compensazione, una foresta in una parte qualsiasi del mondo,oppure a piantarne una nuova o impedirne il taglio. Soldi che l'Italia deve sborsare e che pesano anche su noi cittadini». Ma non finisce qui: l'Italia, ha ricordato Nascetti, è al primo posto in Europa per numero di procedure per infrazioni ambientali: «Ne sono già state decretate 22 - ha precisato il docente - e altre 700 sono in corso di valutazione. Questo non solo ci obbliga al pagamento di multe, ma ci elimina anche dalla lista dei paesi ai quali spettano fondi per la tutela ambientale».

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