di Riccardo Noury
Il Rapporto annuale 2012 di Social Watch Italia, pubblicato ieri, offre una fotografia dalle poche luci e dalle molte ombre sul contesto socio economico italiano, un contesto che, senza interventi concreti per un'uscita alternativa dalla crisi, rischia di pregiudicare la realizzazione del "diritto a un futuro".
Il Social Watch è una rete internazionale di cui fanno parte oltre 500 organizzazioni presenti in più di 70 paesi nel mondo. Dal 1995, attraverso l'analisi dei partner locali, si occupa di monitorare l'operato dei governi nazionali e degli organismi internazionali per lo sradicamento della povertà, per la realizzazione dei diritti sociali e per l'equità di genere. Il suo Rapporto annuale viene spesso descritto come una sorta di "rapporto ombra", realizzato dalla società civile, rispetto a quello del Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite.
Il Rapporto sull'Italia, curato da Acli, Amnesty International, Arci, Crbm, Fcre, Lunaria, ManiTese, Oxfam Italia, Sbilanciamoci e Wwf, descrive in modo preoccupato il contesto socio economico del 2011:
- aumento della disoccupazione femminile nel Centro e Sud Italia;
- disoccupazione giovanile al 30%;
- aumento del divario tra ricchi e poveri, con il 10% di famiglie che possiede circa il 46% del totale della ricchezza;
- persistenza degli stereotipi culturali relativi ai ruoli di genere;
- comportamenti di donne e uomini che contribuiscono al mantenimento di un alto livello di discriminazione per le donne nel mondo del lavoro, nella politica, nella sfera della salute riproduttiva;
- interruzione del rapporto di lavoro per il 30% delle madri (contro il 3% dei padri) dopo la maternità;
- diffuso fenomeno di violenza domestica nei confronti delle donne che resta ancora sommerso, con 117 donne uccise nel 2011, il 6,7% in più rispetto a dodici mesi prima;
- ostacoli alla libertà di informazione;
- sviluppo sostenibile, politiche energetiche e ambientali, fuori dalle priorità di governo.
Il Rapporto presenta un lungo elenco di raccomandazioni e "misure alla portata del nostro paese", nei confronti delle quali l'alibi della crisi non regge, salvo assumersi, come dice Jason Nardi, portavoce del Social Watch Italia, "la responsabilità di negare il diritto a un futuro".
Dal punto di vista economico troviamo il sostegno all'occupazione, gli incentivi per lo sviluppo di produzioni e consumi verdi, quelli per le imprese che investono in settori di produzione ad alta qualificazione, una tassa dello 0,05% sulle speculazioni finanziarie e un'altra sui grandi patrimoni.
Dal punto di vista sociale, l'ampliamento delle risorse destinate all'assistenza sociale e alla lotta alla povertà, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, la protezione immediata per le donne vittime di violenza, maggiori e migliori aiuti alla cooperazione internazionale.
Infine, dal punto di vista della sostenibilità ambientale si chiedono adeguati stanziamenti per interventi di cura del patrimonio idrogeologico e di prevenzione dei disastri, l'intervento per la realizzazione delle piccole opere, una strategia nazionale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica a lungo termine, il conseguimento al più presto dell'obiettivo stabilito per l'Italia nel primo periodo dell'applicazione del Protocollo di Kyoto (riduzione del 6,5% rispetto alle emissioni del 1990), l'inserimento nel codice penale italiano della voce "Delitti ambientali" e il rafforzamento dell'offerta dei servizi di trasporto pubblico locale per i cittadini.