Auto elettriche, biocarburanti, car sharing, più spazio alle bici, corsie per il trasporto pubblico, urbanistica intelligente, telelavoro: a proporre il pacchetto di soluzioni è la prima assemblea degli Stati generali della green economy, la struttura messa in piedi con l'aiuto di 39 categorie produttive dal ministero dell'Ambiente e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - Auto elettriche, biocarburanti di seconda generazione, car sharing, più spazio alle bici, corsie ben difese per il trasporto pubblico, urbanistica intelligente, telelavoro. E' un'unica ricetta per ottenere quattro vantaggi: trasporto più efficiente, maggiore capacità attrattiva per le nostre città, meno inquinamento, rilancio dell'economia. A proporre questo pacchetto di soluzioni è la prima assemblea degli Stati generali della green economy, la struttura messa in piedi con l'aiuto di 39 categorie produttive dal ministero dell'Ambiente e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. I settori individuati come strategici per lo sviluppo di un'economia verde in Italia sono 8: si va dallo sviluppo delle fonti rinnovabili al riciclo dei rifiuti, dall'agricoltura di qualità ecologica ai servizi ambientali. E la prima delle 8 assemblee nazionali programmate tra luglio e settembre si tiene oggi a Roma, sulla mobilità sostenibile.
Un tema particolarmente urgente perché il ritardo è grave, come testimoniano i numeri contenuti nei documenti in discussione. Il settore dei trasporti è responsabile di un terzo dei consumi energetici. E se negli ultimi vent'anni si è registrata una riduzione delle emissioni di anidride solforosa, monossido di carbonio, benzene e piombo, tra gli inquinanti che continuano ad essere un problema ci sono il particolato atmosferico (PM10 e PM2.5), l'ozono e il biossido di azoto (NO2). Colpa in buona parte di un sistema di trasporto vecchio e inefficiente.
Anche perché in Italia l'indice di motorizzazione è il più alto d'Europa (se si esclude il Lussemburgo): 36 milioni d'auto, pari al 17% del parco circolante in Europa, a fronte di una popolazione che è solo il 7% circa di quella europea. Questo record produce una congestione nel traffico che ci costa l'1 per cento del Pil. Soldi che - osserva il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - potrebbero essere spesi meglio avviando una crescita verde nel nostro Paese e rilanciando l'occupazione: "La green economy è una linea di tendenza che si sta affermando a livello globale. Ma l'Italia ha qualche carta in più e se riesce a giocarla bene può utilizzare questa occasione per recuperare terreno in campo economico".
Nel settore del trasporto pubblico la base di partenza è impegnativa: la nostra dotazione di infrastrutture è, in confronto ad altri grandi paesi europei, risibile: le sole linee di metropolitana di Berlino sono superiori a quelle di tutte le città italiane. Oggi il rapporto tra trasporto pubblico e trasporto privato a Roma è 28 a 72 mentre a Londra è 50,1 contro 49,9, a Parigi 63,6 contro 36,4, a Berlino 66 contro 44, a Barcellona 67 contro 32. Puntare sul rilancio delle corsie preferenziali, dei parcheggi di scambio, delle piste ciclabili, delle reti pedonali significa dare all'economia una forte spinta anticiclica che, aumentando l'efficienza del sistema, produrrebbe effetti benefici di lungo periodo.
Ci sono poi due settori innovativi in cui l'Italia può dare un contributo particolare. Il primo è legato ai biocarburanti, che costituiscono un pilastro della strategia europea per la riduzione delle emissioni di gas serra nei trasporti. I biocarburanti risultano particolarmente attraenti per quei settori che hanno scarse possibilità di puntare in maniera decisa sulla elettrificazione, come il trasporto aereo, navale e quello basato sui veicoli pesanti. In questo campo l'Italia ha buone chances anche sul piano dei brevetti per i biocombustibili di seconda generazione, quelli che estraggono energia dalla lignina riutilizzando gli scarti del ciclo agro industriale.
Il secondo asse di sviluppo strategico sono i veicoli elettrici che, secondo le previsioni dell'EEA, arriveranno in Italia al 18% del parco auto nazionale al 2030. E' una crescita che potrà consentire di abbattere lo smog urbano e di utilizzare la nuova capacità di offerta elettrica prodotta dal boom dell'energia pulita. L'abbinata tra elettrificazione del trasporto e aumento delle fonti rinnovabili è considerata infatti essenziale: i vantaggi dell'auto elettrica con un mix di produzione ad alto impatto serra sarebbero assai limitati.
"La Conferenza Rio+20", spiega Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e del comitato organizzatore degli Stati generali, "ha alimentato la spinta internazionale per lo sviluppo di una green economy. La crescente consapevolezza ambientale apre spazi di mercato per consumi e produzioni ad elevata qualità ecologica. E l'Italia, grazie al dinamismo delle sue Pmi e alla forza del marchio made in Italy legato alla bellezza e alla qualità, può utilizzare le chiavi della green economy per aprire le porte a una nuova prospettiva di sviluppo".