La Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente, giunta quest'oggi in Sardegna, da avvio alla tappa nel comune di Villaputzu affrontando in conferenza stampa la scottante attualità dei veleni di Quirra. La disamina della complessa questione è stata affrontata durante un dibattito, svoltosi presso la Sala Polifunzionale, introdotto da Fernando Codonesu, Sindaco di Villaputzu e Vincenzo Tiana, Presidente Legambiente Sardegna, al quale sono intervenuti Giorgio Zampetti, Responsabile Scientifico - Segreteria nazionale di Legambiente, Fabrizio Bianchi, Responsabile Unità di ricerca epidemiologia ambientale IFC-CNR, Gian Piero Scanu, Componente Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, Amalia Schirru, Parlamentare, Antonio Onnis, Commissione Tecnica Mista di Esperti - CTE, Salvatore Sanna, Presidente unione Comuni di Sarrabus ed Ignazio Tolu, Assessore difesa Ambiente Provincia di Cagliari.

Metalli pesanti, rifiuti militari sia a terra che a mare, sostanze tossiche in grandi quantitativi, rifiuti pericolosi tra cui amianto, batterie e materiale elettronico: questa zona della Sardegna ha pagato a caro prezzo un sistema che ha portato ad ipotecare il territorio ed a pagare i danni non è stato solo l'ambiente, ma anche gli abitanti ed i pastori della zona. Particolarmente grave la presenza di Torio riscontrata su 12 campioni di ossa di pastori che pascolavano le greggi presso il Poligono di Quirra. La pericolosa sostanza radioattiva è stata utilizzata fino al 2000 quando gli armamenti che la contenevano sono stati ritirati in quanto ritenuti estremamente tossici. La contaminazione causata dalle attività militari nel poligono ha avuto effetti nefasti anche nelle zone circostanti, come nel caso dell'abitato di Escalaplano dove, specialmente negli anni ottanta, si sono registrati un certo numero di nascite di bambini malformati.

Questi alcuni dei risultati contenuti nella Relazione Intermedia sulla Situazione dei Poligoni di Tiro, approvata all'unanimità lo scorso 30 maggio dalla Commissione Parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. Un documento estremamente importante che riporta la grave situazione ambientale non solo nell'area del poligono del salto di Quirra ma anche in altre aree destinate a servitù militari.

"La Commissione Parlamentare attesta in maniera ufficiale il quadro allarmante sulla situazione ambientale e sanitaria del Poligono di Quirra - afferma Vincenzo Tiana, Presidente di Legambiente Sardegna-, una vicenda a lungo tenuta nascosta, di cui finalmente le Autorità Istituzionali si stanno occupando. La gravità della situazione d'inquinamento ambientale e la pericolosità per la salute delle persone che lì risiedono sono sotto l'attenzione di Legambiente da molti anni - continua Tiana -, ora chiediamo che avvenga l'immediata moratoria di tutte le attività militari e che venga avviata la bonifica dei terreni e delle aree di mare contaminate. Interventi imprescindibili per una riconversione ad usi civili dell'area utile anche per un rilancio economico ed occupazionale a beneficio delle popolazioni locali."

Il poligono di Quirra non è la sola area destinata ad attività militari in Sardegna. Ci sono infatti anche le aree di Capo Teulada e di Capo Frasca dove ampie aree costiere sono state ipotecate alle esercitazioni militari.

"È quanto mai opportuno avviare un processo di bonifica ambientale per tutte le aree militari contaminate della Sardegna ma anche nel resto d'Italia -dichiara Giorgio Zampetti, Responsabile Scientifico di Legambiente -. Anche attraverso un concreto impegno del governo per un adeguato finanziamento di queste attività. Una richiesta avanzata non solo dagli ambientalisti ma riportata anche nelle conclusioni del documento della Commissione. L'eredità militare nel nostro Paese riguarda anche i numerosi siti contaminati ancora oggi dai vecchi ordigni provenienti dalla seconda guerra mondiale come dimostrano gli oltre 30mila ordigni inabissati nel sud del mare adriatico o i diversi ordigni chimici contenenti sostanze tossiche e pericolose nel meraviglioso golfo di Napoli o a largo delle coste di Pesaro. Su tutto questo - conclude Zampetti - è quanto mai urgente avviare approfondite indagini e attuare gli interventi di bonifica necessari a mettere la parola fine ad una pesante eredità del passato che costituisce ancora oggi un grave rischio per l'ambiente e le popolazioni che vivono in queste zone."


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