Prima della cerimonia di giuramento, Amnesty International ha trasmesso al presidente egiziano Mohamed Morsi un memorandum sulle priorità fondamentali per i diritti umani in Egitto, chiedendogli di spezzare il ciclo di violazioni dei diritti umani perpetuate sotto i governi di Hosni Mubarak e, dal 2011, dal Consiglio supremo delle forze armate (Scaf) e di incamminare, entro i suoi primi 100 giorni, il paese verso lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.

Amnesty International monitorerà da vicino la serietà degli impegni del presidente Morsi a portare un cambiamento nel campo dei diritti umani e misurerà i risultati da lui ottenuti in questi periodo decisivo per le riforme.

"Dalla rivolta del gennaio 2011, gli egiziani hanno sentito molte promesse sul cambiamento che sarebbe arrivato e sul recepimento delle loro richieste, ma le loro speranze finora sono state ampiamente frustrate. Noi, come loro, speriamo che questa fase della transizione possa portare a girare l'angolo. Sarà importante monitorare i primi mesi della nuova presidenza e chiamare il presidente Morsi a rispondere di ciò che avrà fatto, o non avrà fatto, sulle stringenti priorità nel campo dei diritti umani in Egitto" - ha dichiarato Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International. "L'Egitto merita una dirigenza preparata ad affrontare le violazioni dei diritti umani del passato, a ripristinare lo stato di diritto e a sviluppare un programma sui diritti umani che riguardi tutti".

Tra le priorità evidenziate nel memorandum di Amnesty International al presidente Morsi, figurano la fine dei poteri conferiti alla polizia militare di occuparsi di casi civili, la riforma delle forze di sicurezza, l'avvio di un'indagine indipendente sulle violazioni dei diritti umani commesse sotto Mubarak e da parte dello Scaf e l'introduzione di misure per porre fine alla discriminazione contro le donne e le minoranze religiose.
Il cammino verso il rispetto dei diritti umani, ha ammonito Amnesty International, sarà difficile se l'esercito tenterà di mantenere i suoi poteri e di rimanere privo di controlli da parte degli organismi civili.

L'impegno nel campo dei diritti umani del Partito libertà e giustizia, presieduto fino alle elezioni da Mohamed Morsi, resta sconosciuto. Questo partito è stato l'unico tra i principali gruppi politici a non sottoscrivere, prima delle elezioni parlamentari, il "Manifesto di Amnesty International per il cambiamento nel campo dei diritti umani".

Come primo passo, Amnesty International sollecita il presidente Morsi a rilasciare tutti i prigionieri di coscienza, a togliere all'esercito il potere di arrestare, imprigionare e condannare civili e a garantire che migliaia di prigionieri civili già condannati dalle corti marziali siano rilasciati o incriminati per un reato di effettiva natura penale e processati in modo equo di fronte a un tribunale civile.

Per quanto riguarda la riforma delle forze di sicurezza, Amnesty International chiede la creazione di un organismo indipendente che possa indagare sulle denunce di violazioni dei diritti umani e monitorare il loro comportamento. Amnesty International chiede anche che siano rese pubbliche tanto la struttura delle forze di sicurezza quanto le disposizioni vigenti in materia di uso della forza.

Amnesty International ritiene occorrano misure urgenti per abolire le sistematiche limitazioni al diritto alla libertà di espressione, associazione e manifestazione, in vigore sotto Mubarak e nuovamente imposti dallo Scaf. Giornalisti, blogger e attivisti che hanno denunciato la repressione sono stati arrestati e condannati, molte manifestazioni sono state brutalmente stroncate e le organizzazioni per i diritti umani sono state oggetto di rappresaglie e di pretestuose inchieste penali.

"Il presidente Morsi ha detto che sarà il presidente di tutti gli Egiziani e che nominerà come suoi due vicepresidenti una donna e un copto. Ci aspettiamo che la presidenza ripari ai danni provocati dalle leggi repressive del passato e combatta le pratiche discriminatorie" - ha commentato Shetty.

Le leggi egiziane continuano a discriminare le donne sul piano dello status personale e non puniscono crimini come lo stupro maritale. Le molestie sessuali rimangono diffuse e spesso impunite. Poche donne sono state elette al parlamento, recentemente sciolto.

Amnesty International chiede al presidente Morsi di porre fine alla discriminazione nei confronti delle minoranze, compresa la Chiesa cristiana copta, i cui membri continuano a essere sottorappresentati nelle nomine agli alti incarichi pubblici, nelle presidenze universitarie e in ruoli chiave degli apparati di sicurezza.

Infine, Amnesty International chiede al presidente Morsi di porre fine agli sgomberi forzati, una pratica che fa vivere nella paura buona parte degli oltre 12 milioni di egiziani che vivono negli insediamenti informali. A causa degli sgomberi forzati, molti di essi sono rimasti senza casa o sono stati reinsediati lontano dalle famiglie e dalle loro fonti di sussistenza.
 

FINE DEL COMUNICATO                                                                                    Roma, 29 giugno 2012
 
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