Io credo che il maggior danno che stanno facendo i tecnici sia quello di non capire che, come quasi tutto nella vita, anche l'economia ha come sua materia prima gli esseri umani: con i loro stati d'animo, le loro paure e le loro speranze, quindi i loro comportamenti che poi vanno a impattare (molto) pesantemente sui consumi, sulla produzione, insomma appunto sull'economia.
Quest'ultima frase che ha detto Fornero sul lavoro che «non è un diritto», ad esempio: non mi interessa tanto se è anticostituzionale, come sostiene qualcuno, e nemmeno se è giusta o no, perché qui ci potremmo discutere per ore. Quello che a me colpisce è che si tratta di una frase nociva.
Letteralmente, intendo: è cioè una frase che crea solo nocumento, danni pesanti nell'anima e quindi nei comportamenti delle persone che l'ascoltano. Che magari un lavoro non ce l'hanno, o ce l'hanno precario, o da fame, o che temono di perderlo presto. Crea danni perché crea rabbia, frustrazione, amarezza, il senso di essere abbandonati sulla nave che fa naufragio.
Per Fornero, lo si è già notato, le persone non sono persone ma soggetti, numeri, costi, cose così. Invece, con buona pace dei tecnici, quello che si agita nella testa degli esseri umani - in termini di paure e di rabbia, o al contrario di speranze, di senso della comunità, di coesione sociale e di voglia di farcela- è fondamentale per vincere o perdere la partita esiziale che sta giocando l'Italia.
Questi non lo capiscono - e finché non lo capiscono potranno tagliare e tassare all'infinito senza che a nessuno venga voglia di ricostruire.
Alessandro Gilioli