La regione Liguria verte in una delle situazioni più critiche di tutto il nord Italia. Proprio per questo, nell'ottobre 2011 si è cercato di correre ai ripari. Nell'allegato A della legge regionale sulla depurazione vengono indicati i comuni della mala depurazione, ai quali si vieta di portare avanti qualunque intervento edilizio fino a quando non adeguino la propria capacità depurativa. Nella black- list vengono riportati sei comuni ricadenti nella provincia di Imperia: Ospedaletti, Diano Castello, Diano Marina, Cervo, San Bartolomeo al mare e Villa Faraldi. Con sorpresa Goletta Verde nota l'assenza di Imperia, ormai divenuta caso nazionale in termini di mancata depurazione.

I lavori al depuratore del Comune di Imperia pare siano in fase avanzata di esecuzione, per questo la città non si trova nella allegato A della legge regionale. L'impianto dovrebbe entrare in funzione entro fine luglio. Se così non fosse, chiediamo che il capoluogo ligure del Ponente sia inserito tra i comuni citati e sia fermata la possibilità di incrementare il peso insediativo attraverso l'approvazione di progetti o varianti urbanistiche che prevedano ulteriore cementificazione del territorio. I dati relativi alla qualità delle acque che dai torrenti confluiscono in mare ci preoccupano perché sembrano indicare una quantità di scarichi abusivi, non ancora collettati e che dovrebbero essere diretti al depuratore. Valuteremo solo dopo l'entrata in funzione del depuratore, opera che aspettiamo da decenni, quanto il fenomeno sarà stato effettivamente arginato."

Promesse a parte, la soluzione a questo problema ancora non si vede. I campionamenti effettuati dai biologi della Goletta Verde di Legambiente nella città e nella provincia di Imperia riportano una situazione quanto mai preoccupante.

In città, precisamente presso la Foce Rio Santa Lucia in prossimità della spianata Padre Cristino da Oneglia, in via Andrea Doria, i campionamenti dei tecnici di Legambiente hanno indicato livelli batteriologici ben oltre la norma. Odori sgradevoli, acqua torbida di limo, fanghi e resti di piante acquatiche secche. Il verdetto delle analisi parla chiaro: l'acqua è fortemente inquinata.

Ancora ad Imperia, un altro punto nevralgico è il Torrente Impero. Dai rilievi dei biologi di Goletta Verde emerge che la presenza di Escherichia Coli nell'acqua è cinque volte superiore a quanto consentito dalla legge e doppia quella di Enterococchi intestinali. La carica batterica fuorilegge fa si che il prelievo realizzato venga classificato come inquinato.

Da allarme rosso la situazione riscontrata ad Arma di Taggia. Nel comune della provincia imperiese, il prelievo effettuato presso la Foce del Torrente Argentina evidenzia che il numero di unità batteriche formanti colonie per quanto riguarda gli Escherichia Coli nell'acqua è talmente alto da risultare non classificabile, anche i valori degli Enterococchi intestinali sono alle stelle, dire che l'acqua è fortemente inquinata sembra quasi riduttivo.

Entro i limiti invece i valori riscontrati in seguito al campionamento svolto dai biologi di Legambiente che si sono recati nella località Tre Spiagge a Sanremo dopo aver ricevuto delle segnalazioni da parte dei cittadini che una settimana prima lamentavano la presenza in acqua di  numerosi residui fognari.

"Sono anni che in provincia di Imperia assegnamo bandiere nere, a partire dal 2002 al comune di Sanremo per l'affaire Portosole. Questa provincia vive sotto un vero e proprio scacco portuale - dichiara Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria-. Tra cementificazione della costa, difformità progettuali, concessioni demaniali sospette, depurazione zero e scarsa trasparenza, dal 2006 ad oggi, sono state tre le bandiere nere assegnate da Goletta Verde in provincia di Imperia. Non è un caso, infatti-, continua Grammatico-, che il viaggio della Goletta quest'anno inizi proprio da qui. Siamo in perfetto accordo nell'assegnare la bandiera nera nazionale a Caltagirone, ma non possiamo esimerci da conferire una speciale bandiera nera regionale all'amministrazione del comune spezzino di  Levanto  per il progetto di Waterfront".

Pensato per ampliare il porticciolo già esistente, il progetto Waterfront, per un costo complessivo di circa 12 milioni di euro, andrebbe ad aggiungere nuovo cemento sulla già martoriata costa ligure.  Il complesso dotato di 732 nuovi posti barca, cancellerebbe del tutto la piccola spiaggia di Vallesante con moli frangiflutti alti quasi 6 metri. L'intervento si inserirebbe in un delicato equilibrio geomorfologico, a pochi metri da un S.I.C Marino, mettendo a repentaglio in particolare l'ecosistema marino in cui si trova la Poseidonia oceanica, una pianta fondamentale per la salute del mare, che produce una gran quantità di ossigeno, offre riparo a molte specie sensibili e protegge la costa dall'erosione. Cittadini, comitati ed associazioni ambientaliste, dicono no a questo nuovo progetto di ampliamento, chiedendo che lo sviluppo economico sia promosso attraverso la tutela della zona e un turismo attento e sostenibile e non attraverso cementificazione e stravolgimento del paesaggio e delle sue caratteristiche endemiche.

Anche nel comune di Ospedaletti l'iter per la costruzione del porto turistico ha subito molte vicessitudini. Già nel 2006, la Goletta Verde ha assegnato all'amministrazione in causa  il vessillo dei pirati del mare per la realizzazione di un porto turistico, ritenuto per dimensioni e costi sovradimensionato in un paese di soli 3.000 abitanti. Dopo anni di contenziosi tra Fin.Im, la società appaltatrice ed il Comune, attualmente, a sei anni dall'inizio dei lavori, i risultati si riassumono in mucchi di detriti, scheletri di ossatura portuale e la gran parte dell'opera ancora al punto di partenza. Un cantiere fermo, con incerti tempi di riavvio e completamento che rischia di annoverarsi nella lunga lista di opere incompiute ed inutili.

Dalla Liguria alla Sicila, gli assalti al mare ed alle coste si susseguono ininterotti. Ed ecco nel dettaglio la menzione per ognuna delle cinque bandiere nere che Legambiente quest'oggi consegna in difesa dell'integrità del ecosistema marino e costiero italiano.

A Francesco Bellavista Caltagirone, l'imprenditore a capo di un impero nel mondo delle costruzioni coinvolto nei progetti dei porti turistici a maggior impatto ambientale lungo tutta la penisola, da Imperia a Siracusa, passando per Carrara e il megaporto della Concordia a Fiumicino.

A Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico, per il Decreto Sviluppo, che ha riattivato le procedure per la ricerca e l'estrazione di petrolio dai fondali marini che erano bloccate dalla legge approvata nel 2010 dopo l'incidente nel Golfo del Messico, e per il Decreto Rotte, una legge monca che si occupa solo delle aree protette (e per le quali peraltro sono già operativi provvedimenti di deroga), ma non è riuscita a vietare i passaggi ravvicinati delle navi da crociera davanti a luoghi delicati e di gran pregio come ad esempio le coste non protette dell'isola di Capri, quelle di Pantelleria, di San Pietro o delle Eolie.

A Raffaele Lombardo, governatore della Regione Sicilia, per aver assecondato e non rigettato la proposta di project financing della SIDRA finalizzata alla messa in sicurezza dei tratti di costa in erosione, ma che in realtà prefigura la "svendita" ai privati delle spiagge siciliane. A tutt'oggi gli uffici regionali hanno istruito o hanno in corso di valutazione la proposta. La Regione dovrebbe concedere in uso per 30 anni, estensibili a 50, il demanio marittimo sul quale un gruppo di società immobiliari interessate a sostenere l'iniziativa potrebbe realizzare attività turistiche di vario genere, incluse la costruzione di nuovi porti, aree commerciali, impianti sportivi e strutture ricettive.

A Costa Crociere, la compagnia di navigazione del gruppo Carnival Corporation proprietaria della Costa Concordia, la nave che ha fatto naufragio all'isola del Giglio. La vicenda della Costa Concordia ha evidenziato inadempienze e procedure sbagliate non solo da parte del Comandante, ma anche del gruppo stesso. La scarsa preparazione dell'equipaggio a fronteggiare situazioni d'emergenza, la prassi diffusa di molte navi del gruppo ad effettuare passaggi sottocosta ravvicinati in prossimità di aree di pregio e di coste protette, la gestione della situazione di crisi subito dopo l'impatto con gli scogli delle Scole (zona di massima protezione del Parco nazionale dell'arcipelago toscano) coinvolgono in maniera prepotente Costa Crociere. Il progetto di rimozione del relitto infine, non è stato oggetto di un adeguato processo di condivisione e informazione con il territorio, alla luce dell'evidente impatto ambientale che procurerà.

Alla Grimaldi Lines, la compagnia di navigazione armatrice del Venezia, l'eurocargo che, in una giornata di mare in tempesta che avrebbe dovuto far rinviare il viaggio, ha perso nei pressi dell'isola di Gorgona, nel Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, due semirimorchi con un carico di 224 fusti tossici contenenti ciascuno 200 kg di cobalto e monossido di molibdeno (45 tonnellate totali). La società nelle ore successive all'evento non ha dimostrato trasparenza nella comunicazione della reale portata dell'evento e del suo successivo impatto ambientale.

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