Spending review, parere contrario del governo all'emendamento presentato da Guido Crosetto. Il deputato del Pdl Guido Crosetto Il deputato del Pdl Guido Crosetto
MILANO - Niente taglio alle pensioni d'oro. Almeno per il momento. Le note parlamentari delle principali agenzie di stampa raccontano infatti che la proposta di modifica al decreto legge spending review a firma del deputato Guido Crosetto (Pdl) ha ricevuto il parere contrario del governo che si è però impegnato a ragionare sul tema in vista dell'esame del decreto legge sviluppo. L'emendamento prevede che le pensioni «erogate in base al sistema retributivo, non possono superare i 6.000 euro netti mensili. Sono fatti salvi le pensioni e i vitalizi corrisposti esclusivamente in base al sistema contributivo». Se poi questa pensione è cumulata con altri trattamenti pensionistici erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al sistema retributivo, «l'ammontare onnicomprensivo non può superare i 10.000 euro netti mensili».
L'IMPEGNO DEL GOVERNO - Crosetto confida nell'impegno dell'esecutivo: «Ho ritirato gli emendamenti sulle pensioni - dichiara - a seguito dell'impegno del governo ad affrontare il tema posto dai dieci emendamenti che avevo presentato su pubblico impiego e pensioni nel decreto sulla spending review che verrà approvato nel prossimo Consiglio dei Ministri».
SINDACATI OSTILI - Ma i problemi più seri per il governo sulla strada del taglio alle spese della macchina amministrativa vengono dai sindacati. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha affermato che sarebbero «inaccettabili» nuovi interventi che peggiorino le condizioni dei dipendenti pubblici, ma anche «insopportabili» nuovi tagli alla sanità: molti tagli sono stati già fatti, e già così ci sono «situazioni in cui non ce la si fa a garantire le prestazioni essenziali». Martedì i lavoratori pubblici si mobiliteranno per due ore con assemblee, mentre è probabile che il Governo convochi i sindacati sulla spending review dopo il Consiglio europeo (è saltata l'ipotesi di mercoledì 27) ed è probabile che la riunione con il presidente del Consiglio Mario Monti sia il 2 luglio.
IL BLOCCO DEGLI STIPENDI - Il timore dei sindacati è quello di un ulteriore blocco degli stipendi rispetto all'inflazione, ma soprattutto di una sforbiciata all'occupazione con l'utilizzo della norma sulla mobilità oltre che con la stretta sul turn over (già previsto al 20% rispetto al numero delle uscite dal lavoro). «Siamo passati - ha detto Camusso - dall'idea che poteva essere interessante di intervenire sulle modalità di acquisto dei beni e servizi della Pubblica Amministrazione al solito schema che trova le risorse colpendo i lavoratori pubblici. È inaccettabile. Non c'è? nessun segno di equità in questo. Una cosa - ha aggiunto a proposito della sanità - è intervenire sugli acquisti mentre diventa insopportabile che la spending review si traduca in tagli lineari alle risorse sanitarie». Sulla spending review - ha detto il numero uno Cisl, Raffaele Bonanni - «aspettiamo che Monti si decida a convocarci per evitare questa situazione incresciosa e irresponsabile». «O una spending review è vera e seria - ha detto il leader Uil, Luigi Angeletti in un intervista a QN - o non ci resterà che lo sciopero generale».
Redazione Online