I tagli sono tagli e non fanno meno male se l'Assessore è di sinistra, anzi! Perché da chi strepita incessantemente contro i tagli del Governo centrale, i cittadini si aspetterebbero almeno un po' di coerenza, e invece no. Ancora peggio se la motivazione non è quella consueta dei buchi di bilancio, ma meramente ideologica.
Capita in Toscana, dove lo staff dell'Assessore Stella Targetti sul finire del 2011 ha dichiaratamente fatto pressione su comuni e dirigenti scolastici perché deliberassero gli accorpamenti delle scuole in istituti comprensivi, agitando lo spauracchio della Legge nazionale n. 111/2011.
Lo stesso Assessorato si è premurato di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro quella medesima legge (che infatti poi è stata abrogata) e già a dicembre il Ministero aveva fatto marcia indietro accettando che non si facessero comprensivi se sussistevano motivi geografici od organizzativi e se la media regionale 'numero di alunni/istituti' era soddisfatta.
Regioni più prudenti (o forse solo meno ideologicamente connotate) hanno operato tagli con misura, rinviando al prossimo anno ulteriori determinazioni. In Toscana no: caso unico in Italia, abbiamo avuto addirittura 16 tagli più del dovuto, con una grossa penalizzazione per la scuola toscana.
Adesso la Consulta ha dichiarato quella legge incostituzionale e le realtà locali più penalizzate, come Grosseto, scalpitano per tornare indietro ma... qualcosa, o forse qualcuno impedisce il realizzarsi dei desideri di genitori, insegnanti, scuole, sindacati, perfino di alcuni esponenti politici! Basta leggere la stampa locale o il blog "Voce alla Vico", dal nome della scuola media più sacrificata, per scoprire che le forze politiche grossetane lunedì 18 giugno erano unanimemente motivate a richiedere per iscritto un passo indietro a Provincia e Regione, ma già venerdì 22 si prendeva tempo e qualcuno si comportava come se avesse preso "una bella sculacciata".
In modo significativo la sentenza della Corte Costituzionale, che doveva uscire il 18 aprile, è stata posticipata fino al 7 giugno, un giorno dopo l'uscita dei trasferimenti per infanzia e primaria. Non importa che un sindacato a Grosseto abbia fatto ricorso, non importa che lo stesso sindacato chieda di congelare tutto per un anno, trasformando i trasferimenti interprovinciali in assegnazioni provvisorie. L'importante è andare avanti con quella che è né più né meno un'aprioristica presa di posizione. La Provincia chiama in causa la Regione, la Regione i Comuni e intanto il tempo passa e la scelta dei comprensivi diventa ogni giorno più ineluttabile.
Poco importa che l'organico del personale non docente penalizzi le scuole troppo grandi, con troppi alunni e troppi plessi, con conseguenti tagli al numero dei bidelli e quindi alla pulizia e alla sorveglianza. A Firenze si sono dovuti addirittura muovere i sindacati per spiegare a un sindaco che creare un mostro da 2000 alunni significava perdere 10 bidelli.
"Per assurdo non questo è il problema principale -dichiara Rita Manzani Di Goro, presidente di AGe Toscana- e non lo è neppure la sorveglianza, anche se la sicurezza dei nostri figli ovviamente ci è cara. Il fatto è che proprio chi si erge a paladino della scuola pubblica contribuisce quotidianamente alla sua distruzione. Ci sono casi di comprensivi fatti per togliere la patata bollente dalle mani di chi non la sa gestire; di sicuro un trasferimento sarebbe stato un evento assai meno traumatico per quelle scuole. La volontà politica è chiara, siamo evidentemente noi cittadini a non voler capire".
Non interessa che ci siano scuole materne sorvegliate fino alle 10,30 dal cuoco del Comune; che esistano scuole di tre piani con due bambini diabetici e numerosi portatori di handicap ma un solo bidello di turno, tanto i figli non solo loro. W l'ideologia! W i tagli!
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