Gianmaria Pica

La recente lite Fornero-Inps ha acceso un faro sulla figura dei manager-burocrati pubblici, non sempre al vertice delle aziende in cui lavorano, ma con incarichi di una rilevanza tale da dettare in concreto la linea strategica. Ecco alcuni esempi, da Eni a Finmeccanica, dalle Ferrovie dello Stato al dicastero dell'Economia.

Dal caso "esodati" a quello del "potere ombra". La querelle tra il ministro del Welfare Elsa Fornero e i vertici Inps ha acceso un faro sui manager-burocrati pubblici, spesso sconosciuti al grande pubblico, che gestiscono parte del Sistema Paese. Nessun membro del governo, nessun politico di rilevanza nazionale: si tratta di signori che non siedono agli scranni più alti delle loro aziende-istituti (dunque né presidenti, né amministratori delegati) ma che, grazie alle loro alte posizioni dirigenziali, riescono comunque a dettare la linea strategica. Linea che in alcuni casi (vedi l'affaire "esodati" che ha coinvolto il direttore generale dell'Inps Mauro Nori, non proprio popolare fino a qualche giorno fa) condiziona l'intera collettività e la macchina statale italiana. Vediamo qualche "potente ombra".

Finmeccanica è senza dubbio, assieme a Eni ed Enel, una delle aziende strategiche italiane. Negli ultimi mesi è finita al centro di alcune inchieste giudiziarie. Si sa, in Italia giustizia spesso è sinonimo di tritacarne così oggi molti conoscono l'ex e l'attuale numero uno della società che si occupa di difesa: rispettivamente Pier Francesco Guarguaglini e Giuseppe Orsi. Numerosi sono i dirigenti Finmeccanica sconosciuti ai più, ma che hanno un mandato operativo. Tra questi c'è Alessandro Pansa, consigliere e direttore generale del gruppo, da molti osservatori quotato come futuro presidente della società di sicurezza. È il figlio del giornalista-scrittore Giampaolo Pansa e vanta la forte stima del viceministro all'Economia Vittorio Grilli. In questi giorni Pansa compie cinquant'anni. E in meno di mezzo secolo è considerato un vero "grand commis" di Stato: da managing director dell'advisor finanziario Lazard ha coordinato, per il ministero del Tesoro, la privatizzazione e la quotazione di Finmeccanica, la cessione di una quota dell'Istituto San Paolo di Torino, il collocamento della seconda tranche di Enel con la cessione delle reti elettriche di Roma, Milano e Parma e la costituzione di Wind con l'acquisto di Infostrada.

Altra azienda strategica è Ferrovie dello Stato. I nostri treni sono sporchi, affollati, costano troppo, arrivano in ritardo o il servizio rimborsi è scadente? Non prendetevela solo con l'amministratore delegato Mauro Moretti. Fs vanta ben dieci direttori centrali differenti: Domenico Braccialarghe alle risorse umane, Luigi Lenci alla finanza, Vittorio De Silvio all'amministrazione, Giuseppina Mariani agli affari societari, Barbara Morgante alle strategie, Alessandro Musumeci ai sistemi informativi, Antonio Lanza all'audit, Daniela Carosio alle comunicazioni esterne, Andrea Parrella al legale e Federico Fabretti ai media. Sconosciuti, ma tutti fedelissimi del numero uno Moretti che ha mantenuto l'interim alla delicata direzione centrale affari istituzionali e concorrenza, messa a dura prova con l'ingresso nel nostro sistema dei treni Italo di Luca di Montezemolo e Diego Della Valle.

Passiamo al campo energetico: Eni ed Enel. Dietro ai due amministratori delegati - Paolo Scaroni e Fulvio Conti - ci sono decine di dirigenti con incarichi operativi. Nell'azienda petrolifera vale la pena menzionare i cinque vicepresidenti - Massimo Mantovani, Roberto Ulissi, Stefano Lucchini, Salvatore Meli e Marco Petracchini - e i tre direttori generali di divisione: Claudio Descalzi (exploration & production), Umberto Vergine (Gas & Power) e Angelo Fanelli (refining & marketing). In Enel i responsabili di divisione sono sette: Luigi Ferraris (amministrazione), Massimo Cioffi (personale), Gianluca Comin (relazioni esterne), Simone Mori (ambiente), Francesca Di Carlo (audit), Francisco De Borja Acha Besga (legale) e Claudio Marchetti (risk management). Se i due colossi energetici ogni anno producono utili e staccano assegni miliardari (sì, miliardari) al ministero dell'Economia rimpinguando le malandate casse pubbliche è anche grazie a questi signori.

Governo politico o tecnico poco cambia: si conoscono ministri, viceministri, sottosegretari ma si trascurano i dirigenti dei dicasteri: sono i veri tecnici, coloro che rendono concrete (con disegni di legge o decreti) le proposte e le idee del governo. Entriamo dentro ai due ministeri economici. Vincenzo La Via, ex direttore finanziario della Banca Mondiale, è stato recentemente nominato direttore generale del Tesoro al posto del viceministro Grilli. Invece, lo Sviluppo economico ha diversi responsabili dipartimento: all'Impresa c'è Giuseppe Tripoli (nominato anche garante Pmi), allo Sviluppo Sabina De Luca, all'Energia Leonardo Senni (fedelissimo del ministro Corrado Passera) e alle Comunicazioni Roberto Sambuco (neo mister prezzi).

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