Di Giovanni Manco

il dibattito aperto in europa e in italia sulle smart cities ridisegna il concetto di comunita'. Fondamentale il ruolo che sara' giocato dalle tecnologie ict e dalla loro applicazione.


L'enfasi posta di recente in Europa e in Italia sul tema delle smart cities ha il merito di contribuire alla definizione della vera sfida che abbiamo davanti, rappresentata dalla realizzazione di un nuovo corso denominato Social Innovation. Dai vari dibattiti e iniziative progettuali svoltosi di recente su tema nel nostro Paese e in Campania, è emersa una tendenza ad affrontare il problema per singoli ambiti e con un approccio sperimentale. Il tutto con la speranza di arrivare a trovare soluzioni sistemiche.
Questo modo di procedere, sia pur rispondendo alla necessità di comprendere meglio il terreno su cui ci si sta muovendo e di ridurre la complessità generale dei problemi da affrontare, può risultare non molto efficace se non si assume come meta (o vision) la Social Innovation. In altre parole, nell'era della globalizzazione e della Società della Conoscenza per dare continuità allo sviluppo socioeconomico dei popoli, e nel caso specifico di quelli dell'Europa e dell'Italia, serve una bussola con cui navigare.

Ma cosa dobbiamo intendere per Social Innovation? La Social Innovation rappresenta la capacità di una comunità di fondare la sua esistenza sulla condivisione di valori etici, una democrazia partecipata, l'attitudine al cambiamento delle regole e alla creazione e utilizzo di innovazioni scientifiche e tecnologiche. L'analisi di come si svilupperà il mondo nei prossimi decenni e della complessa crisi economica che si sta attraversando, indica che le comunità, qualunque sia la loro connotazione (cittadine, nazionali, ecc), per affrontare le nuove sfide per lo sviluppo devono avere una grande capacità di vivere i cambiamenti derivanti: dall'evoluzione scientifica e tecnologica; dal confronto culturale sociale ed economico con le altre comunità con cui bisogna cooperare e competere; dalle incertezze e i rischi presenti nei piani per l'assicurazione di un benessere minimo o di una cittadinanza inclusiva.

Tutto questo può essere gestito al meglio solo attraverso la bussola della Social Innovation, che implica una strategia per la formazione di smart-people che devono vivere secondo i principi dello smart-living in delle smart-communities o smart-cities. Quest'ultime da intendere come città dove gli investimenti nel capitale umano e sociale, nei processi di partecipazione, nell'istruzione, nella cultura, nelle infrastrutture per le nuove comunicazioni, alimentano uno sviluppo economico sostenibile, garantendo un'alta qualità di vita per tutti i cittadini e prevedendo una gestione responsabile delle risorse naturali e sociali, attraverso una governance partecipata.
Appare, quindi, evidente che ogni comunità deve costruire la sua Social Innovation e il suo habitat di smart-city, considerando le sue peculiarità e il contesto globale. Se si pensa al nostro Paese, e in special modo alla Campania, la strategia dovrebbe essere quella di avviare un processo di condivisione con i vari soggetti dell'ecosistema socioeconomico, per realizzare infrastrutture, soluzioni e modelli di smart-living secondo una specifica politica di crescita della Social Innovation. Il che ovviamente non è facile, perché un'altra caratteristica dei tempi che corrono e che è difficile indicare una via certa per lo sviluppo e il benessere, sia perché è impossibile programmare innovazioni di rottura che creano nuovi lavori e ricchezza diffusa sia perché esistono sempre forze che si oppongono al cambiamento.


D'altro canto quella della crescita della Social Innovation è una sfida da vincere, anche perché è verosimile che nel prossimo futuro essa sarà uno dei più importanti fattori con cui sarà giudicata l'affidabilità di un Paese per gli investimenti a medio e lungo termine. Messa cosi, allora tutti gli sforzi pubblici per la creazione delle smart cities dovrebbero prioritariamente essere destinati allo sviluppo di smart-people. Il che significa puntare prioritariamente sulla smart-education (sviluppo di piattaforme territoriali di e-learning, di public digital library, ecc.), cittadinanza attiva (strumenti di open-government, legalità, uso responsabile del territorio, ecc), capacità di vivere il cambiamento (strumenti e azioni che agevolino il cambiamento delle regole sociali e la capacità di realizzare e utilizzare le innovazioni). In tutte queste azioni è certamente rilevante il ruolo dell'ingegneria ed in particolar modo di quella legata all'ICT (Information&Communication Technology).

*Consigliere Ordine Ingegneri
della Prov. di Napoli

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