Il trend positivo nella battaglia contro il riscaldamento globale non è poi così scontato. A minarne le basi il maggiore uso di carbone e uno sfruttamento ancora pesante dei combustibili fossili (petrolio e gas) che ha fatto registrare un aumento del 3% delle emissioni mondiali di CO2 dall'industria di produzione dell'energia nel 2011...

Secondo quanto riporta il quotidiano britannico Guardian, che cita i dati del rapporto BP Statistical Review of World Energy, ancora oggi l'impiego del carbone ricopre una quota del 30% del mercato globale dell'energia, ovvero il suo livello più alto da oltre 40 anni, mentre il controllo delle emissioni clima-alteranti è uno scontro con i mulini a vento: colossi in piena corsa per lo sviluppo come Cina e India hanno aumentato di un significativo 9% l'impiego di carbone mentre l'Europa, che se la deve vedere con un'opinione pubblica più agguerrita in tema di riscaldamento globale, ha comunque staccato un +4%.

Le statistiche del rapporto BP, peraltro, dicono anche che il consumo globale di petrolio è cresciuto dell'1% - nonostante un aumento del 40% del prezzo del brent rispetto al precedente periodo di 12 mesi - e che il petrolio rimane il carburante leader a livello mondiale, occupando il 33% del consumo energetico globale. Pur perdendo quote di mercato nello sfruttamento per produrre energia (oggi è al suo livello più basso dal 1965), il petrolio vanta 1.653 miliardi di barili di riserve mondiali accertate (+8% nel 2011). I dati BP mostrano inoltre che a fronte di una caduta dell'uso di energia nucleare del 4% - la più bassa mai registrata -, si verifica una crescita del 18% dell'impiego di fonti rinnovabili. L'eolico è in aumento del 26%, grazie a Cina e Stati Uniti, mentre il solare registra un +86%: un vero boom, che deve però tener conto di un dato di partenza molto basso.

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