Si moltiplicano, negli Stati Uniti, le piccole banche locali che scelgono di cessare la propria attività. A farlo sapere è il Wall Steet Journal...

Si moltiplicano, negli Stati Uniti, le piccole banche locali che scelgono di cessare la propria attività. A farlo sapere è il Wall Steet Journal, che spiega come molti dirigenti non abbiano intenzione di sottostare alle nuove normative, che per loro risulterebbero costose e complesse. Bisogna ricordare infatti che la Fed ha approvato una proposta che prevede che tutti gli istituti, anche i più piccoli, si debbano allineare a Basilea III. Anche quando non sono i regolatori a scoraggiarli, altri sono costretti a gettare la spugna perché le loro società si trovano di fronte a opportunità di crescita limitate in un periodo in cui la domanda di prestiti è debole, i tassi d'interesse sono bassi e i margini di profitto si assottigliano.

La tendenza è dimostrata dalle cifre. A partire dall'inizio di quest'anno sono state annunciate oltre 90 operazioni di fusione: se si procederà di questo passo, spiega il quotidiano americano, si potrebbero superare i dati degli ultimi anni. Nel 2007 le fusioni sono state in tutto 286. Non si tratta certo di operazioni destinate a guadagnare le prime pagine né a interessare le grandi società di Wall Street. Ma le conseguenze concrete non mancano. A scomparire, infatti, sono le piccole banche che si erano insediate anche ormai da decenni nella loro comunità. E che, affiancandosi ai grandi colossi bancari, garantivano ai clienti un più ampio margine di scelta.

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