Giovanni Del Re
La soluzione per la crisi dell'Europa sarebbe una maggiore unità politica. Ma il vero ostacolo non è verso una vera unione politica e fiscale non è Angela Merkel ma la Corte Costituzionale tedesca. A Berlino la costituzione non permette cessioni di sovranità in materia di bilancio. Sarebbe necessario modificarla, e per farlo serve anche un referendum: insomma, tempi lunghi, scarse chance di successo, quasi fantascienza.
BRUXELLES - Altro che Angela Merkel. Il vero grande ostacolo sulla via della svolta dell'Ue verso una vera unione politica e fiscale è la Corte Costituzionale tedesca. Che per esempio ha stabilito ieri, che il governo non ha informato in modo sufficiente il Parlamento sulle decisioni relative al fondo Salva-stati Esm. Se ne parla poco dell'ostacolo costituzionale, si preferisce accusare la cancelliera di populismo, di ottuso calcolo politico interno. Magari un po' di questo ci può essere, la leader tedesca non è famosa per eccesso di grandi visioni, piuttosto per il suo sicuro istinto politico. Il fatto è che dietro le sue reticenze verso eurobond, minieurobond, garanzie bancarie e via dicendo - le misure, insomme, ritenute indispensabili per salvare l'euro - ci sono (anche) cruciali questioni giuridiche. E con il diritto, si sa, in Germania non si scherza, anche se la Corte costituzionale ha mostrato una certa flessibilità - ma ponendo condizioni sempre più strette - quando è stata chiamata a giudicare su trattati chiave come Maastricht o Lisbona, o sul fondo salva-stati Efsf.
Proprio in quelle sentenze la Corte ha posto limiti chiarissimi all'integrazione europea. Un'integrazione, sembra di capire parlando con gli esperti e gli addetti ai lavori, giunta (quasi) ai limiti, dal punto di vista costituzionale tedesco. E questo anche contro gli stessi desiderata della cancelliera, che pure perora, appunto, la causa dell'unione fiscale e politica dell'Ue, con forti cessioni di sovranità verso Bruxelles, e con tanto di ministro delle Finanze Ue, come condizione per ulteriori passi in avanti, eurobond inclusi. In realtà, basta parlare con gli addetti ai lavori per capire una drammatica verità: proprio per andare sulla strada indicata dalla Merkel c'è un solo modo, modificare la costituzione tedesca. Il che è possibile solo con un (difficilissimo) referendum. «A meno che per unione fiscale e ministro delle Finanze Ue - dicono fonti bene informate - non si intendano solo etichette vuote. Se invece c'è sostanza non si può».
«I limiti dell'integrazione europea - spiega in effetti, in una recente, memorabile intervista a Die Welt Hans Jürgen Papier, presidente della Corte Costituzionale tedesca dall'aprile 2002 al marzo 2010- si trovano nel rispetto dell'ordine democratico della legge fondamentale (tedesca ndr). Se la rappresentanza eletta del popolo tedesco non ha più niente da decidere, perché tutte le competenze fondamentali sono state trasferite a livello europeo, allora abbiamo svuotato l'ordine democratico. La richiesta di più Europa suona bene. Se però si superano i limiti, vengono sacrificati i valori fondamentali della Costituzione». Per chi non l'avesse capito: «Il Grundgesetz (la costituzione, ndr) - dice ancora Papier - non permette che l'Europa diventi uno Stato che può attrarre a sé, autonomamente, sempre più competenze. A questo fine il popolo tedesco dovrebbe darsi una nuova Costituzione (possibile solo con un referendum, ndr). Ma non vedo alcuna disponibilità in merito. Il popolo tedesco non vuole, al momento, uno Stato federale europeo, come del resto non lo vogliono gli altri popoli europei».
Papier sembra lieto di poter dire apertamente quello che fino a poco tempo fa, da presidente della Corte costituzionale, non poteva. A parlare con gli esperti, si capisce qual è uno dei punti centrali: il diritto esclusivo del Bundestag di deliberare sul bilancio della Germania in nome del popolo sovrano. Un diritto che Udo Di Fabio, giudice costituzionale fino all'anno scorso, ha definito «il gioiello» del Parlamento tedesco. «Vi sarebbe una violazione del principio democratico del diritto di bilancio del Bundestag- recita il celebre verdetto sul Trattato di Lisbona, emesso dalla Corte costituzionale nel 2009 (sotto presidenza Papier)- qualora la definizione delle modalità e delle dimensioni delle spese che riguardano i cittadini (tedeschi ndr) fosse trasferita in modo sostanziale dal Bundestag al livello sopranazionale». Tradotto: qualunque decisione di esborso non abbia «passo passo», dice la Corte, l'autorizzazione tramite voto in plenaria del Bundestag, violerebbe la Costituzione. E poiché siamo in Germania, dove la chiarezza è d'obbligo, la stessa Corte di Karlsruhe in una sentenza (favorevole) emessa lo scorso settembre sul fondo salva-stati Efsf, ha avvertito che «nei pagamenti non può esservi alcun automatismo che mini i diritti dei parlamentari». Al contrario, ogni singolo esborso solidale, nei confronti di altri Stati Ue, «dovrà singolarmente esser autorizzato dal Parlamento» tedesco.
Corollario: per la Corte non sono costituzionali decisioni a maggioranza in sede Ue in materia di bilancio «che possano imporre alla Germania azioni contro la sua volontà». E infatti le decisioni del nuovo fondo salva-stati permanente Esm - su cui comunque la Corte sarà chiamata a esprimersi, questa volta, a differenza del giudizio di ieri, nel merito, visti gli imminenti ricorsi - prevede per le decisioni sui prestiti maggioranze qualificate così ampie che non si possono raggiungere senza il sì tedesco. Insomma, la Germania non potrà vedersi imporre a maggioranza decisioni su aiuti a Stati in difficoltà contro la sua volontà, altrimenti la bocciatura dei giudici costituzionali (che del resto non è esclusa, si vedrà) sarebbe stata inevitabile.
In questo quadro, come si può immaginare un ministro delle Finanze Ue che stabilisce misure che riguardano tutti gli Stati, Germania inclusa, senza passare dal Bundestag? O eurobond, emissioni di titoli comuni con garanzia comune anche per debiti di altri Stati sul cui bilancio il Parlamento di Berlino non ha potere di codecidere? O l'idea di dare a Bruxelles il potere di bloccare un bilancio nazionale fuori norma? Un'unione fiscale come sogna la Merkel, dunque, con l'attuale costituzione tedesca non si può fare. E senza unione fiscale, niente debito comune, niente politica di bilancio unitaria. Il pendant politico all'Unione monetaria ha insomma un pesantissimo ostacolo. A meno di non immaginare un referendum in cui i tedeschi dicano sì alla cessione di sovranità in termini di bilancio - magari a favore di Italia, Spagna, Grecia o Portogallo. Fantascienza.
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