Parla l'Arcivesco di Kaduna, Matthew Man-Oso Ndagoso, e racconta una realtà di guerra in cui la religione c'entra poco.

di Anna Mazzone

"Non chiamatela guerra interreligiosa, qui siamo tutti sotto attacco". La voce dell'Arcivescovo di Kaduna, in Nigeria, è concitata. Raggiunto telefonicamente da Panorama.it, Monsignor Matthew Man-Oso Ndagoso racconta una realtà di guerra, che travolge sia cristiani che musulmani.

Gli ultimi attacchi alle cinque chiese nel nord del Paese hanno segnato il momento più violento di una sanguinaria escalation di morte. A scontrarsi sono i terroristi di Boko Haram, il gruppo estremista islamico, e le truppe governative del presidente Goodluck Jonathan. In mezzo il popolo nigeriano, cristiani e musulmani, nel mirino di spietati assassini che combattono una guerra del terrore senza quartiere, come potete vedere nella nostra photogallery.

"Kaduna, Zaira, Kano. A essere colpite sono tutte le comunità, sia cristiane che musulmane", dice Monsignor Ndagoso. "E' pericoloso andare in chiesa così come andare in moschea e al supermercato - continua l'Arcivescovo - si vive in stato d'assedio, tutti. La follia dei terroristi è identica in tutto il mondo e va combattuta radicalmente, sin dalla base".

Le notizie che arrivano dalla Nigeria sono drammatiche. Boko Haram semina sangue e terrore dal 2010. Il massacro di Jos due anni fa lasciò sul terreno più di duecento morti, di cui molti cristiani, ma anche musulmani. Anche la comunità islamica di Kano è stata profondamente colpita. Il braccio di ferro tra truppe governative e terroristi di Boko Haram finora ha portato solo a ulteriori stragi.

"Ieri (domenica 17 giugno ndr) per 24 ore a Kaduna c'è stato il coprifuoco. Nessuno è uscito di casa. Anche io ho potuto contattare i nostri sacerdoti nelle diverse diocesi solo telefonicamente - ci dice Monsignor Ndagoso - quindi non credo che i cristiani siano andati per le strade a linciare i musulmani, anche se durante un conflitto può succedere di tutto tra frange di estremisti".

Da mesi in Nigeria c'è lo stato di emergenza, voluto dal presidente Jonathan, ma quello che il governo sta facendo sembra essere del tutto insufficiente (e forse inadeguato) per fermare le violenze. "Le radici dell'odio di Boko Haram sono politiche. La loro non è una guerra di religione, ma una guerra di potere", dichiara il porporato di Kaduna. "Una guerra - continua - identica a quella combattuta dai terroristi in tutto il mondo".

Come fermare le violenze e il sangue? L'Arcivescovo punta al dialogo con i musulmani e non alla spaccatura: "Sono cristiano - dice a Panorama.it - e per questo ho speranza che nel prossimo futuro tutto quello che sta accadendo in Nigeria possa finire. Certo, finché il governo continuerà a non dare risposte alla povertà e alla disoccupazione, l'humus per i terroristi sarà sempre più fertile".

"Ma, quello che io posso dire ai nostri fedeli, così come gli imam dicono ai musulmani nelle moschee - conclude l'Arcivescovo Ndagoso - è che il conflitto fa male a tutti e deve finire. Dobbiamo coltivare la cultura del dialogo e della pace, senza alimentare divisioni settarie, che portano solo alla distruzione totale e alla morte di tante persone innocenti".

Ma la sensazione in Nigeria, è che il grande assente sia proprio il governo. Alla domanda su cosa stanno facendo gli uomini del presidente Jonatham, Monsignor Ndagoso risponde laconicamente: "Lo chieda al portavoce del suo governo, perché io non glielo so proprio dire".

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