Dodici arrestati e quindici avvisi di garanzia nel blitz antimafia "Crimiso" in provincia di Trapani.
Castellammare del Golfo
Un giorno di autunno, due anni fa, un gruppo di persone si riunì in aperta campagna per quello che all'apparenza sembrava un pic nic e invece era un summit di mafia. Mafiosi seduti a cerchio che avevano di fronte il golfo di Castellammare e respiravano la fresca aria della montagna di Inici. Avevano scelto di parlare all'aria aperta nella convinzione di sfuggire a intercettazioni e investigatori. Ma così non fu. I poliziotti della Squadra Mobile di Trapani riuscirono perfettamente a vederli e ad ascoltarli. Così stamani sono scattati gli arresti: 12 in manette, ad altri 15 sono stati notificati avvisi di garanzia. Questo il risultato del blitz antimafia denominato "Crimiso" condotto in provincia di Trapani, la scorsa notte, dai poliziotti della Squadra Mobile, dei commissariati di Alcamo e Castellammare del Golfo, e degli agenti appartenenti allo Sco.
Mafia sommersa, niente faide ma summit. Dalla voce dei protagonisti di quel summit venne fuori l'elenco delle estorsioni compiute, di quelle tentate, gli incendi. Erano molto nervosi i presenti perché tra di loro poi non scorreva buon sangue. Da quando la potente cosca di Castellammare del Golfo era stata decimata dagli arresti, i gregari dei capi mafia si erano ritrovati ad essere i nuovi capi e ognuno pensava di potere prevalere sull'altro. In altri tempi in situazioni così particolari sono scattate le faide, le guerre di mafia, si sono contati i morti ammazzati in mezzo alle strade, così Cosa nostra determinava i nuovi capi quando gli stessi non riuscivano a mettersi d'accordo su chi doveva comandare. Adesso con la mafia sommersa è tutto cambiato. Niente faide e niente armi: la cosca di Castellammare del Golfo un giorno fu commissariata. A prendere la decisione furono gli uomini più vicini all'attuale latitante Matteo Messina Denaro. E il commissario a Castellammare del Golfo arrivò da Vita, Tommaso Rosario Leo, uno dei 12 arrestati della scorsa notte. Leo ha preso il controllo della cosca, si è anche trasferito a Castellammare, ha convocato le riunioni e allentato le tensioni che c'erano. Fu lui a volere quella riunione all'aperto ad Inici.
Castellammare del Golfo e storie di mafia. L'ultimo blitz risale a una decina di anni addietro, allora vennero sgominati i clan, la cosca fu decimata, sono caduti i capi storici come don Ciccio Domingo detto Tempesta o Michele Mercadante, sono rimasti gli uomini d'onore delle retrovie, quelli che una volta facevano da manovalanza, come Diego Rugeri, detto "u nicu", 32 anni, e Michele "Michelino" Sottile, 50 anni, uno di quelli che una volta avevano peso per il solo fatto di raccogliere e portare ai destinatari i "pizzini" dei latitanti. Rugeri e Sottile adesso si erano messi a capo della cosca ma non andavano per la verità tanto d'amore e d'accordo e così arrivò il "commissario", Tommaso Rosario Leo. Dietro le quinte a muoversi erano due volti noti della mafia alcamese, Nino Bonura e Nino Bosco, il primo a piede libero da tempo, il secondo "intimo" di Totò Riina e Leoluca Bagarella, o con i Vitale-Fardazza di Partinico, oggi in cella condannato al carcere a vita, dal carcere era però riuscito a fare passare i suoi ordini attraverso il genero, Bastiano Bussa. Anche Bonura avrebbe avuto una sua longa manus, un volto nuovo della mafia di Alcamo, Vincenzo Campo, appellato come il "commendatore", di professione "procacciatore d'affari", così come un nome nuovo è saltato fuori a Calatafimi dopo che i "vecchi" sono caduti per via delle conseguenze a proposito della latitanza scoperta in quel centro del palermitano Domenico Raccuglia, adesso a Calatafimi c'era un nuovo capo, un operaio forestale, Nicolò Pidone. La scorsa notte dello scorso 19 giugno tutti questi sono finiti in carcere (Nino Bosco c'era già) assieme a Salvatore Giordano,53 anni, imprenditore pregiudicato di Ravanusa (Agrigento) ma residente a Milano; Salvatore Mercadante, allevatore di Castellammare del Golfo, 27 anni, figlio del capo mafia Michele; Giuseppe Sanfilippo, 29 anni operaio pregiudicato di Castellammare del Golfo del 1983; Vincenzo Bosco operaio castellammarese di 49 anni. Accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata, incendio aggravato, violazione di domicilio aggravata e violazione della sorveglianza speciale. I poliziotti della Squadra Mobile di Trapani diretta dal vice questore Giovanni Leuci hanno anche fatto perquisizioni e notificato 15 avvisi di garanzia, uno di questi ad un consigliere comunale di Castellammare, Girolamo Genna del Fli: avrebbe messo a disposizione dei clan il suo studio tecnico per delle riunioni. Sullo sfondo c'entra anche la politica, nel senso che durante quel summit i mafiosi presenti furono sentiti "mal parlare" dei politici, anche loro hanno maturato l'antipolitica, l'odio verso "la casta" c'è anche dentro Cosa nostra.