Il ministro al convegno sulla crisi indetto dai francescani

«Un Pil che non crea posti di lavoro a che serve?». Così Corrado Passera, il ministro dello sviluppo economico, ha esordito nel suo intervento al convegno  "Un contributo francescano al superamento dell'attuale crisi economica" svoltosi al convento francescano di Assisi. «La classe politica deve essere responsabile e misurata, c'è un pil che porta ricchezza a un ristretto numero di persone senza creare posti di lavoro» e questo non serve, occorre stare «attenti» ha aggiunto il ministro. Ecco l'intervento in pillole

I quattro indicatori
«Ci sono cose da fare che costano da un punto di vista elettorale... beh, chissenefrega. Oggi dobbiamo fare le cose che servono al bene comune» ha poi sottolineato Passera lanciando 4 indicatori per misurare la vera "performance" di un Paese. «Non servono mille indicatori. Basta il pil, la creazione di posti di lavoro, l'indebitamento e lo spreco ambientale».

L'Europa
«Non sono tra quelli che dicono che è tutto da buttare. Il modello sociale di mercato europeo è un esempio. Tutti, se potessero, vorrebbero nascere in Europa», ha detto Passera, «nessuno, come l'Europa, è riuscito a mettere insieme mercato, crescita, democrazia, libertà e solidarietà». Ma «ci sono dei cambiamenti da introdurre, ma senza perdere l'identità», ha sottolinea. L'Europa infatti ha fatto degli errori ma ora «sta avviandosi nella dimensione corretta, come regole, come strumenti e adesso abbiamo la sfida per fare in modo che quando un pezzo dell'Ue non ce la fa a rispettare gli impegni dobbiamo, sì forzarlo, ma anche accompagnarlo verso la soluzione».

L'ideologia economistica
«Non dobbiamo mai più cadere nella degenerazione economicistica. Ci vuole una politica che sappia valorizzare l'economia e tutte le altre componenti della società. Non serve però illudersi che ci sia un colpevole unico, come la finanza. È troppo facile, troppo consolatorio, dire che c'era quel cattivo a creare le difficoltà. Le responsabilità della crisi sono molto più diffuse», ha chiarito il minitro. «Servono esempi valoriali, padri spirituali, esempi di modi di vivere diversi», ammonisce Passera, «bisogna avere il coraggio di prendere decisioni dall'esito incerto. L'ultima ideologia, quella economicistica, è venuta meno dai fatti. Ora possiamo costruire il futuro in libertà, possiamo farlo senza l'ideologia del mercato, valorizzando solo le cose positive».

Caritas in veritate
Passera in chiusra ha citato l'enciclica "Caritas in veritate" di Benedetto XVI sottolineando come «lì si mettono le cose in ordine, si chiarisce il fine dello sviluppo e lo strumento». Lo sviluppo «non è solo competizione, contrapposizione di interessi opposti», ma è «bene comune». La crescita, prosegue infine, «deve essere sostenibile finanziariamente, quindi non drogata dal debito; sostenibile da un punto di vista ambientale e anche sociale, con la creazione di posti di lavoro. Oltre alla competitività serve anche la coesione».

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