di Monica Ricci Sargentini
Un anno dopo si riparte. Anche se con qualche giorno di ritardo rispetto all'anniversario del 17 giugno. Ieri le militanti saudite hanno deciso di rinviare a venerdì prossimo la campagna in favore del diritto delle donne di guidare in Arabia Saudita, nota su Twitter con l'hashtag #women2drive. La decisione è stata presa per rispetto al lutto della famiglia regnante, dopo la morte del principe ereditario Nayef ben Abdel Aziz, deceduto sabato in Svizzera per «problemi cardiaci».
Venerdì prossimo tutte le donne in possesso di una patente internazionale sono invitate a mettersi alla guida, in segno di protesta contro il divieto vigente nel Paese. "La chiave per porre fine al divieto di guida per le donne, sono le donne stesse", hanno indicato in un comunicato le promotrici della campagna Women2drive. "Tutte le donne in possesso di una patente di guida straniera sono pregate di guidare» e di farsi vedere. E gli uomini, naturalmente sono chiamati a sedersi al fianco delle loro mogli, madri o sorelle,sul sedile del passeggero in segno di sostegno".
L'Arabia Saudita è l'unico paese al mondo dove le donne non hanno il diritto di guidare. Amnesty International ha scritto ieri una lettera al re Abdullah chiedendogli di cancellare il divieto. Nel corso dell'anno 20mila sostenitori dell'organizzazione hanno appoggiato la battaglia delle donne saudite con azioni dimostrative. Qui sotto un video della campagna.
"E' ironico che proprio l'Arabia Saudita, un Paese che rifornisce di petrolio milioni di automobilisti impedisca di guidare a metà della sua popolazione" ha detto Philip Luther, direttore del programma di AI per il Medio Oriente e il Nord Africa. "Re Abdullah - ha aggiunto - deve garantire a tutte le donne gli stessi diritti di guida degli uomini e assicurarsi che le autorità non arrestino o puniscano mai più una cittadina per essersi messa al volante". Una vittoria in questo campo potrebbe rappresentare il primo passo di un lungo cammino per rimuovere le numerose discriminazioni che la popolazione femminile subisce nel Paese. Oggi le saudite hanno bisogno del permesso dell'uomo per sposarsi, viaggiare, lavorare e studiare. La violenza domestica nei loro confronti è molto alta.
Nel maggio del 2011 Manal al Sharif venne arrestata dopo aver messo su Youtube un video che la riprendeva mentre guidava l'auto. L'attivista venne rimessa in libertà dieci giorni dopo, mentre un'altra militante, Sheima Jastaniah, condannata a dieci frustate per aver anch'ella sfidato il divieto, fu graziata dal re nel novembre dello scorso anno. Da allora centinaia di donne saudite hanno seguito il loro esempio e a decine sono state arrestate e rilasciate solo dopo essere state costrette a firmare una dichiarazione in cui si impegnavano a non ripetere il loro gesto di sfida.