L'offensiva lanciata dal governo di Khartoum "è caratterizzata da gravi violazioni del diritto umanitario, tra cui attacchi indiscriminati e sproporzionati e attacchi diretti contro i civili. Spesso, come nel caso dell'incursione su al-Hassan del 29 luglio, vengono presi di mira ospedali e scuole" - riporta Amnesty International. Il rapporto di Amnesty denuncia come in ampie zone del Darfur occidentale, i Janjawid (le milizie a cavallo filo-governative) abbiano ormai assunto il quasi completo controllo delle terre e le stiano occupando dopo averle rese disabitate a seguito delle massicce offensive del 2003 e del 2004. "Gli sfollati vivono come prigionieri all'interno di campi, mentre all'esterno di questi le forze di sicurezza e i Janjawid continuano a rendersi responsabili di uccisioni, sequestri, espulsioni e stupri". Il conflitto si sta allargando al Ciad orientale: gli attacchi dei Janjawid contro la popolazione del Ciad, attraverso la frontiera del Darfur, iniziati alla fine del 2005, sono ancora in corso. Le comunità sotto attacco hanno stretto legami con i gruppi armati del Darfur che si oppongono al governo sudanese. Amnesty International chiede al governo del Sudan di "consentire la presenza della forza di pace dell'Onu, prevista dalla Risoluzione 1706 del Consiglio di sicurezza"; "permettere all'Amis di continuare a operare nel Darfur fino a quando i peacekeeper dell'Onu non verranno dispiegati" e di "porre fine a tutte le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nel corso dell'attuale offensiva militare". Anche l'Alto Rappresentante per la Politica Estera dell'Ue, Javier Solana, ha chiesto al Sudan di accettare la missione Onu in Darfur se non vuole incorrere in una ''catastrofe umanitaria di proporzioni immense''. Nonostante la recente visita a Karthoum del Presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, e del commissario Ue allo Sviluppo e agli Aiuti Umanitari, Louis Michel, ha affermato Solana, "l'Europa non è ancora riuscita a convincere il presidente sudanese Omar el-Bashir dell'opportunità di inviare a gennaio una missione Onu nella regione". Il mese scorso il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato l'invio nella regione di 20mila Caschi blu, ma il presidente Omar Hassan Al-Bechir ha più volte rifiutato questa offerta, avvertendo che un tale dispiegamento di forze rischierebbe di aggravare la situazione. Il presidente sudanese Omar el-Béchir ha accettato oggi solo un sostegno logistico dell'Onu alla missione dell'Unione africana nel Darfur (Amis), ma ha mantenuto la sua opposizione all'invio di Caschi blu nella regione in preda alla guerra. Il presidente sudanese ha informato Annan e Konaré degli sforzi del suo governo per persuadere i gruppi ribelli non firmatari dell'accordo di pace sul Darfur (firmato in maggio ad Abuja) e ha sollecitato la comunità internazionale a unirsi a questi sforzi. L'accordo di pace, firmato nel maggio scorso dal governo centrale sudanese e dall'Esercito per la liberazione del Sudan (Sla-m, il principale dei gruppi ribelli attivi in Darfur) prevede il disarmo completo e verificato delle milizie Janjaweed (considerate le principali responsabili delle violenze ai danni di civili - ndr) al più tardi entro la metà di ottobre del 2006.

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