di Tullia Fabiani "I giovani spagnoli stanno seguendo le orme di noi italiani, stanno lasciando la nave che affonda. Ma parlare di Spagna senza fare distinzioni non ha senso. Se è vero che nel paese un trentenne su tre è senza lavoro, non si può dire lo stesso di realtà come Barcellona o Madrid; se si hanno competenze, voglia e un po' di testardaggine il lavoro si trova".
Lui l'ha trovato, è soddisfatto di quello che fa e a differenza di molti altri non vuole tornare indietro. Paolo Dossena ha 32 anni, si è laureato in Storia nel 2003 e vive a Barcellona dal 2005 dopo essere partito da un paesino della provincia di Novara "in mezzo a risaie e zanzare", che considera "ancora un buon deterrente per il rientro".
Dopo la laurea "avevo trovato solo lavoretti mal pagati e instabili. - racconta Paolo - ho tenuto duro per un anno, circa, poi ho deciso di partire per la Spagna e rimanerci un po'. Dopo una settimana lavoravo già, difficilmente in Italia, senza spinte, sarei arrivato ?così giovane' a coprire una posizione tanto soddisfacente a livello professionale e retributivo. La possibilità di potermi pagare un affitto, avere un lavoro che mi piacesse, stabile e non sottopagato, e un buon tenore di vita, erano sogni che avevo inseguito in Italia per più di un anno. Sogni che in Spagna erano presto diventati realta'. Ora considero Barcellona come la mia casa".
Paolo lavora come SEO manager per un'azienda che si occupa di distribuzione di fiori in circa cento paesi. "Mi sono avvicinato al mondo del web, in particolare del marketing online e degli ecommerce, lavoro circa 9 ore al giorno e nel tempo libero provo a portare avanti altri progetti".
Uno di questi, il piu impegnativo è quello di LavoroInSpagna.com, un sito di annunci di lavoro." E' nato nel gennaio del 2010 un po' per gioco e un po' perché cercavo da tempo un progetto web meno orientato al guadagno, destinato piuttosto a instaurare un dialogo con gli utenti. Ho pensato di condividere in qualche modo la mia esperienzae fornire uno strumento utile. E ho iniziato traducendo in italiano gli annunci di lavoro, pubblicando articoli, guide, informazioni utili. L' ho fatto e lo faccio nel tempo libero, da solo".
Negli anni il sito ha guadagnato una buona visibilità, Paolo ha costruito una rete di contatti anche attraverso i social network e questo gli ha consentito di monitorare le tendenze nel mercato del lavoro spagnolo, le variazioni della domanda e dell'offerta, gli effetti della crisi.
"Ho notato senza dubbio che mi è molto più difficile reperire annunci di lavoro per città medio-piccole o comunque fuori dal circuiti turistici - spiega Paolo - molti italiani che mi contattano mi mandano anche i loro CV, spesso si tratta di persone con un ottimo percorso professionale o di studi e mi chiedono informazioni per lavori legati alla conoscenza delle lingue o alla ristorazione. Ci sono sempre lavori stagionali legati al turismo, che animano gran parte delle comunità sulla costa o nelle isole.
Un buon cuoco italiano non dovrebbe avere troppe difficoltà a trovare lavoro. Le offerte per camerieri, pizzaioli, cuochi, call center, personale per hotel o strutture turistiche, sono le pagine che ricevono il maggior numero di contatti. Ora c'è più concorrenza ma, dopo la riforma, anche una minor tutela del lavoratore".
Quello che colpisce Paolo è pensare che la Spagna di oggi sia simile all'Italia che si era "lasciato alle spalle". Negli ultimi anni c'è stato "un generale impoverimento e degrado non solo della situazione economica, ma anche dei costumi. Il clima sociale si è infiammato: ogni giorno da almeno due mesi, un gruppo di ?indignados' blocca il traffico di fronte alla sede della Caixa (una delle banche più importanti di Catalunya e di Spagna) invitando automobilisti e motociclisti a suonare i clacson, provocando un frastuono quasi ininterrotto durante diverse ore della giornata".
Ripete: "I giovani spagnoli stanno seguendo le orme di noi italiani? stanno lasciando la nave che affonda". Dopo anni di di migrazione dei giovani italiani verso la Spagna, adesso è tempo di controesodo. "La sicurezza, la garanzia di appoggio, soprattutto economico, da parte della famiglia sono un richiamo forte di questi tempi. L'Italia risulta, nonostante la situazione non rosea, più attraente, fosse anche solo per il fatto di avere più contatti lì e quindi maggiori possibilità di trovare un lavoro. Molti ragazzi però - aggiunge Paolo - stanno lasciando la Spagna in direzione Berlino".
Sul piano degli stipendi "non c'è confronto, la Germania vince a mani basse". Ma la qualità della vita "qui è migliore. Poi ripeto, Madrid e Barcellona sono realtà a parte, sono forti sul terziario e, per chi ha competenze, non hanno nulla da invidiare a Berlino. Barcellona oggi si contende con la città tedesca lo scettro di capitale europea delle start-up internet?".
La crisi dunque non sembra spaventare Paolo, ne' fargli cambiare idea sul futuro: "Vivo in una città stupenda e molto vitale nonostante la crisi, posso decisamente definirmi soddisfatto.La cosa che tutt'ora più mi piace di questo Paese è la partecipazione alla ?cosa pubblica'; qui la gente si ?arrabbia', scende in strada e si organizza; adesso davvero tutto sembra andare a rotoli, ma la gente non sta in poltrona a guardare il tg lamentandosi, senza muovere un dito".
Il dinamismo, l'attivismo, la meritocrazia che lo hanno attirato continuano a convincere e stimolare Paolo: "Come side-project vorrei affiancare a LavoroInSpagna.com un secondo portale che fornisca informazioni pratiche sulle varie città spagnole e uno strumento non solo per comprenderne la realtà lavorativa, ma anche le altre sfaccettature (costo della vita, affitti, etc.). Vorrei fornire a chi sta pensando di cambiare aria una base di informazioni utili e aggiornate di ?prima mano', scritte da chi vive in queste città".
Lui a cambiare aria proprio non ci pensa. Capisce i connazionali che vogliono rientrare in Italia, capisce i ragazzi che non sono più tanto propensi a partire per la Spagna; sa che dopo la riforma del lavoro "venire qui con un carico di illusioni e poca realtà potrebbe procurare una grande delusione". Ma se gli si chiede: "Tu pensi di tornare?". La risposta è secca e breve: "Io no".